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E' possibile difendersi?
Reazioni da Usa e Italia

da La Repubblica del 09.02.00


NEW YORK - Secondo un rapporto dell'Fbi, negli ultimi dodici mesi il 62% delle società americane ha subito violazioni ai sistemi di sicurezza degli impianti informatici, con danni per oltre 250 miliardi. Che i siti non fossero sicuri di fronte agli attacchi degli hacker si sapeva già, ma mai si era assistito a una lista di vittime così illustri. Tanto da far preoccupare il presidente Bill Clinton che, confessando la sua ignoranza tecnologica, ha fatto sapere di aver "chiesto ai consiglieri se possiamo fare qualcosa".

In America tutti stanno prendendo maledettamente sul serio l'ultima ondata di violazioni. "Un bruto con un'ascia in pugno si aggira alla ricerca di nuove prede", sostiene Elias Levy, direttore tecnico di SecurityFocus.com, società specializzata sulla sicurezza. "Chi ha messo in ginocchio per un giorno Yahoo può battere chiunque" conferma il suo collega Dan Todd, direttore della Keynote Systems Inc. di Silicon Valley.

Anche in Italia le reazioni di fronte a un fenomeno destinato a interessarci sempre più da vicino non si sono fatte attendere. "Non mi stupirei se dietro alle recenti incursioni degli hacker si nascondessero sabotaggi finalizzati a proporre l'acquisizione di sistemi a sicurezza più elevata" suggerisce il professor Giovanni Degli Antoni, docente di Scienza dell'informazione all'università di Milano. "E' giusto che gli hackers siano perseguiti e puniti, ma affermo che dopo la punizione questi ragazzi meriterebbero un premio, perché con le loro incursioni mettono a nudo le pecche del sistema, fanno il testing che l'industria e l'università non sono riusciti a fare". Non è improbabile - sostiene Degli Antoni - che queste ultime clamorose azioni siano sabotaggi finalizzati a far acquisire i nuovi e più sicuri sistemi.

L'attacco che ha paralizzato lunedì pomeriggio Yahoo, è un evento contro il quale non c'è oggi possibilità di difesa preventiva. E' quanto sottolinea Luigi Filippini, direttore operativo di Tiscali.
"Yahoo era protetto, come siamo protetti noi contro gli attacchi di hackers, e la privacy non è stata violata, quello che hanno fatto questi signori è stato di mettersi d'accordo e consultare contemporaneamente le pagine Web, con una cadenza di un milione al secondo da diverse postazioni in tutto il mondo. Hanno così immobilizzato le risorse del portale e gli altri utenti non sono riusciti a entrare.".

"Nessuno di noi pensa di difendere il contenuto di una pagina Web, che nasce per essere vista. Altra cosa invece è la protezione della parte del sistema dove sono custoditi i dati sugli utenti, come il nome e il numero della carta di credito, sulla quale da tempo si fanno forti investimenti" spiega Paolo Ainio, amministratore delegato di Matrix che produce il motore di ricerca Virgilio. Di fronte agli ultimi episodi di "sabotaggio stupido", fatti per ingolfare pagine aperte al pubblico, le imprese della new economy saranno tuttavia costrette a pensare a nuovi sistemi per rilevare e bloccare un eventuale traffico inusuale.
I costi per difendersi dai nuovi cyberburloni saranno comunque inferiori - osserva Ainio - a quelli che si affrontano normalmente per proteggere i dati sensibili degli utenti.

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