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Hacker, il "terrore"
viaggia in Rete

di Giancarlo Mola
da La Repubblica del 27.02.99


"Forme esotiche di terrorismo". Non ha usato mezzi termini Bill Clinton nel definire le sempre più frequenti scorrerie degli hacker nelle reti di enti pubblici e organizzazioni private americane. Ma il presidente degli Stati Uniti è andato oltre: ha stanziato due miliardi e ottocento milioni di dollari (qualcosa come 4.760 miliardi di lire) per combattere quello che ha chiamato il problema "dominante nella difesa nazionale del prossimo secolo". Il grido d'allarme, però, non viene solo da oltreoceano. Pochi mesi fa Keith Akerman, capo della squadra anti-crimini informatici della polizia inglese, ha detto a chiare lettere: "Le forze dell'ordine spesso non sono equipaggiate per fronteggiare il cybercrimine".

La civiltà occidentale sembra quindi aver scoperto un nuovo nemico. Questa volta non è l'armata rossa né il fondamentalismo islamico. Ma una manica di smanettoni con occhiali spessi e brufoli, sparsi un po' per tutto il mondo. Capaci di mettere a rischio la sicurezza di tutto quello che funziona grazie a microchip: centrali elettriche, reti telefoniche, banche, sistemi di difesa, amministrazioni pubbliche.

Non c'è niente di inattaccabile. Lo scorso 2 settembre è caduto sotto i colpi dei pirati anche il sito Internet della Nasa: è stata solo una azione dimostrativa, una incursione del gruppo "Hacking for Girlz". Che si batte per la scarcerazione di Kevin Mitnick, il più famoso fra i corsari della Rete. Sulle pagine Web è comparsa per pochi secondi la sigla del sodalizio, un messaggio di rivendicazione e, sullo sfondo, immagini pornografiche. Poco più di una bravata, quindi.

Come una guasconata si è rivelato l'attacco subìto dai computer del Pentagono esattamente un anno fa, quando una banda di ragazzini isrlaeliani e statunitensi riuscì a forzare i sistemi di sicurezza. Ma in un primo momento si era pensato a un vero e proprio atto di terrorismo. Sempre la rete informatica del Pentagono lo scorso anno è stata violata mentre si teneva una simulazione virtuale di guerra. Lo si è saputo mesi dopo: i pirati avrebbero potuto creare scompiglio nelle operazioni di spostamento delle truppe. Proprio come nel fortunato film War Games, non a caso riferimento cinematografico di intere generazioni di hacker.

Gli hackeraggi non sono più azioni solitarie. Spesso i pirati si mettono d'accordo, puntano un obiettivo, lo colpiscono congiuntamente. Diventa così sempre più difficile difendersi, perché non si capisce da dove si è aggrediti. Le reti del Dipartimento della Difesa americano, a settembre, sono state bersagliate da questi attacchi coordinati. E Stephen Northcutt, capo del centro anti-intrusioni della Marina americana, ha sentenziato: "Almeno quindici hacker si sono cimentati, ma non sappiamo quanti altri sono rimasti in seconda fila".

Una grana, quindi per i governi, anche se non si arriva al furto dei segreti militari. Come difendersi? Gli Stati Uniti hanno intenzione di investire gli stanziamenti decisi da Clinton per costituire corpi speciali in grado di sconfiggere gli arrembaggi dei pirati telematici. Ugualmente si sta muovendo il Regno Unito: la polizia di sua maestà ha organizzato nei mesi scorsi seminari per istruire i suoi migliori investigatori sulle nuove tecniche di hackeraggio.

Ma, secondo alcuni, questi sforzi non sono sufficienti. Soprattutto le grosse imprese private si sentono esposte alle incursioni. E spuntano le prime polizie private. Un sondaggio ha dimostrato che il 32 per cento delle prime 500 società della lista di Fortune si è già attrezzato con software anti-hacker. Ma ci sono anche gruppi di cyber-vigilantes che, in perfetto stile Far West, oltre al diritto alla difesa teorizzano anche quello al contrattacco. Senza andare tanto per il sottile. Una testimonianza per tutte, Lou Cipher (che ovviamente è uno pseudonimo), manager di una importante istituzione finanziaria: "Abbiamo scoperto un piano e individuato il luogo fisico da cui gli attacchi partivano. Siamo entrati, abbiamo rubato i computer e lasciato un bigliettino: 'Capite ora come ci si sente?'".


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