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Gli hacker in Rete
"Ma noi non c'entriamo"

di Giancarlo Mola

da La Repubblica del 09.02.00


ROMA - "Ci dispiace per i grandi siti di commercio elettronico che sono stati attaccati. Ci dispiace davvero. Ma non possiamo permettere a loro né a chiunque altro di accusare gli hacker". Eccola, la prima risposta "ufficiale" alle accuse piovute negli ultimi giorni sui pirati informatici che hanno portato l'assalto al cuore della new economy e profanato i templi del web. È apparsa nella notte sul sito di 2600.com, la rivista trimestrale degli hacker americani. Affermano di non essere loro gli autori degli "attentati" contro Amazon, Yahoo!, Cnn e altri giganti di Internet. E lanciano ipotesi alternative: "Potrebbe essere stata opera di qualcuno che ha perso i risparmi di una vita puntando sull'e-commerce. Oppure dei comunisti. O anche delle stesse aziende americane. D'altronde a chi altri potrebbe giovarsi da questa nuova ondata di denigrazioni contro gli hacker, con le relative restrizioni delle libertà individuali".

I corsari del web si autoassolvono per mancanza di movente. Ma anche perché - dicono - chiunque può essere in grado di buttare giù le porte telematiche nel modo utilizzato negli ultimi due giorni, cioè sommergendo i server di richieste fino a farli saltare: "Far girare un semplice programma (perché di questo si tratta) non richiede nessuna particolare capacità di hacker".

Troppo facile e banale per essere opera nostra, è il ragionamento dei pirati "doc". Già, perché l'universo umano che si associa alla figura dell'hacker è fortemente diviso. Ci sono quelli che si richiamano alle origini, si considerano discendenti tecnologici degli hippy e rifiutano l'etichetta di criminali (anche se poi contestano con forza le multinazionali del software e dell'e-commerce). Sono questi stessi a puntare l'indice contro i "cattivi", che chiamano di volta in volta "malicious hackers", "dark side hackers", crackers o lamers, accusati di essersi appropriati dei "ferri del mestiere" per arricchimenti personali.

Il problema è che mentre gli "hacker" sono facilmente individuabili, i cracker sono molto più sfuggenti. Vanno cioè colti sul fatto, inseguiti nella Rete, localizzati e poi catturati. Occorrono investigatori competenti e apparecchiature d'avanguardia. Per questo il presidente americano Bill Clinton ha mobilitato l'Fbi, mettendo a disposizione 70 miliardi di lire extra. Nonostante tutto però la caccia si presenta difficile, se ancora ieri sera il coordinatore degli "acchiappapirati" Ron Dick diceva: "Non sappiamo se il colpevole sia un ragazzo di quindici anni o una sofisticata organizzazione internazionale".


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