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- La disobbedienza civile
dalle strade al cyberspazio di Marco Deseriis
da La Repubblica del 14.11.98
NEW YORK - Una Bbs, la mailing list NetTime, l'area di
discussione InfoWar, il FloodNet per lo sciopero digitale, e poi gruppi radical come "Critical Art Ensamble",
"The Electronic Disturbance", "Electronic Civil Disobedience". Tutto questo, e molto altro
ancora, è "The Thing". Ci sono almeno due modi per raggiungere "la cosa". Il primo,
se ci si trova sull'isola di Manhattan, New York City, è quello di spingersi nel vecchio quartiere industriale
di Chelsea, tra grandi fabbricati rossicci e grigiastri del secolo scorso. In un vecchio grattacielo dall'aspetto
decadente, all'incrocio tra la 26th St. e l'11th Av, si sale su un vecchio elevator industriale simile a un montacarichi
fino al 16[b0] piano e ci si addentra per laboratori e gallerie d'arte. E' in uno di questi loft, con terminali
sparsi sui tavoli e un continuo via vai di persone, che ha preso vita "The Thing".
Dalle enormi finestre il panorama offre snodi ferroviari, capolinee di autobus, impianti elettrici. E anche "la
cosa", ovviamente, è un'entità in perenne mutazione, difficile da definire. Creata nel 1991
come Bbs newyorkese da un artista concettuale austriaco, rapidamente è rimbalzata a Colonia, Vienna, Berlino,
Amsterdam, Zurigo, e sta per sbarcare in Giappone e in Inghilterra. La seconda via per raggiungere "The Thing"
è dunque molto più semplice e alla portata di tutti: basta disporre di una connessione Internet e
entrare nella Bbs per capire come "la cosa" abbia raggiunto ormai una forma di vita piuttosto complessa
ed evoluta: da un lato la ricerca dei nuovi artisti digitali di ogni parte del mondo, dall'altra i percorsi della
critica radicale culturale e politica ospitati sulla mailing list di "NetTime" e dal "Teatro di
Disturbo Elettronico" attivo dall'inizio dell'anno nell'organizzazione dei net-strike in supporto della causa
zapatista.
Uno degli editor di "The Thing" si chiama Ricardo Dominguez. Ha 39 anni, è nato a Las Vegas da
genitori messicani ed è moderatore di un'area di discussione dal significativo nome di "InfoWar".
Personaggio poliedrico, che coniuga espressione artistica e impegno politico, performer e teorico, nel 1987 fondò
con altri il "Critical Art Ensamble", una cellula di radical con competenze assai diverse, che utilizzano
media diversi (video, grafica, teatro, produzione di testi fatti a mano) per realizzare azioni-lampo in strade,
gallerie, ospedali, stazioni e in altri spazi pubblici.
"La fine degli anni Ottanta", racconta Ricardo Dominguez, "fu un momento di grande fertilità
perché entrammo rapidamente in connessione con altre formazioni affini a noi come "Group Material"
o come "Act Up", che cercavano di socializzare l'urgenza della questione Aids attraverso interventi negli
ospedali o nel corso delle dirette televisive di grande richiamo. Ma dopo la fiammata iniziale, questo tipo di
azioni sono diventate rapidamente obsolete, non più in grado di attrarre l'interesse dei media e dell'opinione
pubblica. Così all'inizio degli anni Novanta alcuni di noi hanno iniziato a sentire la necessita di cercare
nuove connessioni, sfruttando al meglio le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e dalla Rete".
Sotto il profilo teorico questo tipo di ricerca viene raccolta tra il 1994 e il 1996 in due testi, "The Electronic
Disturbance" e "Electronic Civil Disobedience" (editi da Autonomedia, la stessa di Hakim Bey, il
filosofo anarchico noto per la teoria delle "Zone Temporaneamente Autonome", mentre in Italia sono stati
tradotti da Castelvecchi). La ricerca miscela diverse culture, da Deleuze a Guattari, Baudrillard, Bataille, Foucault,
Debord, cercando però di immetterli in una nuova analisi del potere nell'era di Internet e delle reti di
comunicazione globale. La teoria è che il potere ha assunto ormai una forma nomadica, è un flusso
elettronico di denaro che si sposta là dove trova i migliori affari e i minori ostacoli e resistenze. La
sua "sede reale" non è più dunque la strada, il palazzo, o la città, ma il cyberspazio,
ed è su questo terreno che va affrontato. Da qui prende corpo l'idea della disobbedienza civile elettronica,
una nuova avanguardia che sappia coniugare la politicizzazione storica dei gruppi di base - ecologisti, pacifisti,
eccetera - con le nuove competenze tecniche. Una nuova avanguardia insomma, in cui hacker e attivisti lavorino
fianco a fianco, all'insegna di ciò che viene chiamato ormai comunemente "hacktivism".
Nel mezzo di questa riflessione avviene però un evento inaspettato. Il 1 gennaio 1994 l'insurrezione
zapatista annuncia la nascita di un nuovo soggetto, virtuale e reale, che appare simultaneamente sulla scena politica
messicana e su quella mondiale attraverso i messaggi via e-mail del subcomandante Marcos.Un soggetto che associa
la cultura dei Maya con quella della Rete. Di fronte a quest'evento, Dominguez lascia rapidamente il "Critical
Art Ensemble", orientato su un tipo di riflessione più strettamente teorica, e inizia a lavorare alla
creazione di nuovi strumenti digitali in supporto della causa zapatista.
"All'inizio di quell'anno "The Thing" ricevette un messaggio da un gruppo italiano, firmato "Digital
Anonymous Coalition", che invitava a un sit-in virtuale, cioè a una connessione simultanea da diverse
parti del mondo ai siti della Borsa messicana e di altri quattro gruppi finanziari direttamente impegnati in Chiapas",
racconta Ricardo Dominguez. "Il messaggio invitava anche a premere ripetutamente il tasto reload delle pagine
web per impedire l'accesso ad altri utenti". Un tipo di pratica non diversa da quella di un picchettaggio
di un edificio, con la differenza che in questo caso, anziché bloccare l'ingresso delle persone, si blocca
il flusso di informazioni.
Da allora il gruppo ha messo a punto uno strumento, il "FloodNet", un applet di Java che automatizza
il proceso di reload delle pagine. I partecipanti al sit-in si connettono al sito di "The Thing" e prelevano
"FloodNet", che colpisce i siti ricaricando le pagine con un intervallo di 6-7 secondi. "In questo
modo, con una connessione simultanea ad esempio di diecimila persone, riusciamo a trasmettere circa 600 mila impulsi
al minuto, che sono generalmente sufficienti a bloccare l'accesso al sito", spiega Ricardo Dominguez.
A partire dal 10 aprile del 1998, data della prima azione, il "Teatro di Disturbo Elettronico" ha organizzato
una decina di azioni che hanno colpito diversi siti (quello del Presidente Zedillo, la Casa Bianca, la Borsa messicana).
I risultati sono stati alterni a seconda del numero dei partecipanti e dell'ampiezza e della capacita di resistenza
del server ospitante il sito. Ma il dato più significativo è stata la reazione di alcune delle organizzazioni
colpite. In particolare, durante l'azione "Swarm", il Pentagono, che era uno dei tre siti prescelti insieme
a quello di Zedillo e della Borsa di Francoforte, ha approntato una contromisura, un "hostile applet",
lanciandola contro "FloodNet" e rendendolo almeno in parte inefficace.
"FloodNet è stato creato da un gruppo di artisti digitali, e le nostre azioni hanno un significato
simbolico: tutti i giorni milioni di persone si connettono in tutto il mondo, ma noi decidiamo di farlo coscientemente,
in un determinato momento e lo dichiariamo apertamente", dichiara Carmin Karasic, che ha curato la parte grafica
di "FloodNet". "Io credo che sia questo a spaventare i controllori del cyberspazio, molto più
dell'eventualità che noi possiamo crashare un sistema, che è del tutto inesitente".
Certo, non tutti sono convinti che la disobbedienza civile elettronica rappresenti il futuro della lotta politica.
In un messaggio postato recentemente sulla mailing list di "NetTime", un esponente di "Reclaim the
street", da sempre impegnata nell'organizzare dimostrazioni e feste di piazza, criticava l'idea che un'idea
di resistenza potesse crescere e svilupparsi cliccando sul mouse del proprio computer. "Io credo", replica
Dominguez, "che questa critica derivi da un'interpretazione errata della nostra espressione "il potere
non risiede più nelle strade". Si trattava di un gesto retorico che serviva a iniziare una discussione
su questo nuovo movimento. Serve ora solo una griglia temporale in cui gli attivisti, i performer, gli hacker riescano
a condividere il tempo. Quello che posso fare con "Floodnet", ad esempio, è avviare il computer,
colpire un sito, poi chiudere la porta e scendere in piazza a manifestare, mentre il mio agente virtuale continua
a lavorare da casa".
La prima azione di questo tipo avverrà il prossimo 22 novembre, quando gruppi di base e oranizzazioni pacifiste
si daranno appuntamento davanti alla sede della "School of Americas", una scuola in South Carolina di
addestramento di gruppi paramilitari anti-guerriglia in centro e sud america. Mentre migliaia di manifestanti converranno
davanti all'edificio della scuola, i partecipanti del "FloodNet" intaseranno l'accesso al sito web. E,
per il prossimo anno, il "Teatro di Disturbo Elettronico" renderà pubblico il codice eseguibile
del "FloodNet", affinché tutti coloro che voglaino promuovere azioni pubbliche ontro questo o
quell'obiettivo lo possano fare da soli.
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