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Hacker, Fbi alla caccia
di "Mixter" e "Mafiaboy"

da La Repubblica del 14.02.00


WASHINGTON - Ancora nessun arresto, ma molti indizi sull'identità degli hacker che una settimana fa hanno bloccato i siti delle principali società Internet del mondo. I cyberdetective dell'Fbi sostengono di aver localizzato il pirata che, "mascherandosi" attraverso i computer dell'università di Stanford, ha colpito i server di Yahoo!. E avrebbe un nome anche il corsaro della Rete che ha portato materialmente l'assalto al broker online E-Trade: la sua identità anagrafica non la si conosce ancora, ma il suo nickname è stato comunicato: si chiama Mafiaboy, e appartiene a un hacker canadese.

Non ci sono novità invece sulla pista tedesca. Ieri l'Fbi aveva annunciato che gli attacchi sarebbero potuti partire dalla Germania. Una ipotesi rafforzata dal fatto che l'autore di Tribe Flood Network4, il programma che ha ingolfato i server dei giganti del web, è uno studente di Hannover conosciuto in Rete come Mixter. L'hacker si è fatto vivo di nuovo. Stavolta per annunciare che vuole collaborare con la polizia americana e con il National Infrastructure Protection Center per assicurare alla giustizia i responsabili degli attacchi della scorsa settimana.

"Al momento mi sto occupando personalmente della ricerca degli aggressori", ha scritto in una e-mail all'agenzia di stampa tedesca Dpa. "E come potete forse immaginare ho anche i mezzi per farlo". La sua "partecipazione" alle indagini rende più probabile la congettura che la grande ondata di cyberattacchi non sia legata alla tradizionale comunità di hacker, ma che abbia matrice diversa.

Alle ricerche dell'Fbi stanno offrendo il loro apporto anche i tecnici delle società private. Rompendo per l'occasione quel tradizionale muro di ostilità nei confronti del governo americano, più volte accusato di eccessiva interferenza negli affari delle società web. "Non è più il caso che l'amministrazione vada avanti e il settore privato segua a ruota", ha detto a Nando Times Frank Ciluffo, esperto di crimini telematici del Center for Strategic and International Studies. "Dobbiamo ripensare alla nostra sicurezza nazionale. La sicurezza economica è sicurezza nazionale. Dobbiamo aumentare il numero dei posti al tavolo". Ed è in questa ottica che domani i responsabili delle principali imprese tecnologiche americane si siederanno con Bill Clinton per concordare un piano nazionale di difesa dagli hacker.

Le cronache continuano intanto ad essere ricche di nuovi episodi di cyberassalti. Un gruppo cinese, che si autodefinisce di "estrema destra", ha mandato in tilt decine di siti di aziende ed enti pubblici giapponesi. Alle origini ci sarebbero i mai sopiti sentimenti antinipponici di molti movimenti nazionalisti di Pechino. Secondo fonti dissidenti cinesi "l'offensiva dei pirati informatici è la risposta di un'organizzazione cinese alle reiterate dichiarazioni dell'estrema destra giapponese che non ammette il tragico episodio di Naking (13 dicembre 1937)".


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