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In 11 minuti di videoclip
la mente ignota degli hacker

di Liliana Di Donato
da La Repubblica del 15.02.00


ROMA - "Il Cult of Dead Cow è un gruppo di hacker di cui ho sentito parlare attraverso un passaparola generale", gracchia una voce dal computer. Che continua: "Allora ho trovato il loro sito. Usando Internet si sono costruiti l'immagine di pirati informatici d'élite, tra i migliori al mondo...". Comincia così Disinformation, film dedicato ai corsari della Rete e in onda da una settimana sulla Rete. Quando si dice tempismo: otto giorni fa il black out di Yahoo, poi gli attacchi ad Amazon, eBay, Buy.com, Cnn, E-Trade, le indagini a tappeto dell'Fbi, il vertice alla Casa Bianca sulla sicurezza informatica. Mentre il World Wide Web è in fibrillazione, ecco un viaggio alla scoperta dell'orizzonte nebuloso e ignoto all'origine degli agguati: la mente di un hacker. E il successo è stato immediato: 45.116 persone hanno già visto il video sul sito che lo ospita, Undergroundfilm.com

Girato in digitale da Joshua Backer, giovane regista appena laureato alla Rhode Island School of Design's Film, Disinformation, più che un film, è un documentario: 11 minuti di immagini accelerate, stile videoclip, in cui scene vorticose di San Francisco si alternano con brevi interviste ai membri del "Cult of the Dead Cow". Sono loro i pirati diventati famosi per aver sviluppato "Back orifice", il programma in grado di permettere a chiunque, compreso chi ha scarse conoscenze informatiche, di controllare a distanza, attraverso Internet, tutti i computer che girano su Windows.

Cronaca della vita di un hacker, quindi. I protagonisti, tutti in primo piano e perfettamente riconoscibili - particolare che ha suscitato la perplessità di uno degli spettatori - si muovono con naturalezza davnti alla telecamera: chiacchierano, lavorano al computer, ciondolano qua e là per quello che dicono essere il loro ritrovo a San Francisco, il "New Hack City Hacker Social Club", anche se le coordinate precise della base restano top secret. Neppure il regista Backer e la sua troupe sapevano dove sarebbe stato il set: "Ci hanno bendato e portato in macchina per un paio di giorni, girando in tondo. Alla fine siamo arrivati a destinazione, ma non avevamo la più pallida idea di dove fossimo capitati. Ci hanno solo detto che era San Francisco", racconta il regista. Che non ha avuto vita facile: tra esigenze di segretezza, il lavoro di tutti i giorni e interviste negate con scuse del tipo "devo vedere la mia ragazza", Backer è stato costretto girare tutto in una notte, dalle nove di sera alle cinque di mattina.

Da Disinformation viene fuori un quadro singolare dell'universo corsaro del web, opposto a quello che ci si aspetta: niente attacchi banali (come quello ai danni del New York Times, nel novembre 1998, quando i pirati sosituirono la homepage del quotidiano online con il proprio nome e il logo "Hacking for Girlies"), nè tantomeno sabotaggi indiscriminati (del tipo DoS, denial of service, quello che ha creato il caos nell'ultima settimana). "Quello che davvero vogliamo è separare la nostra immagine dall'idea generale che fare l'hacker significhi buttare lì una pagina web al posto di un'altra", dice nel film uno dei pirati, Tweety Fish. Che spiega la sua filosofia di vita davanti a un pranzo cinese: "La gente in gamba dovrebbe andare fuori e cominciare a darsi da fare, far funzionare il cervello, scoprire cosa c'è sotto".

Altro che i "malicious hacker", i cattivi degli attacchi degli ultimi giorni. Ne è convinto anche il regista: "Il vero hacker è un creativo, non si limita al sabotaggio stile DoS. Quello che loro dicono in tutto il video è: forza, facciamo qualcosa". E Tweety Fish non può che essere d'accordo: "astuzia e senso dell'umorismo", ecco le vere qualità di un pirata informatico.



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