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- LA RETE SI STRINGE
di Franco Carlini
da Il Manifesto del 10.02.00
Il primo effetto dei sabotaggi contro le firme più note della rete
Internet è stato che ieri, per tutta la giornata, il traffico di
bits ha raggiunto picchi mai visti, rallentando i messaggi e le
connessioni di milioni di ansiosi naviganti in ogni angolo del
mondo. "Server occupato" e "Stalled" erano i messaggi più
frequenti. "E' la guerra" grida Zdnet, uno dei siti soggetti
all'attacco e mette un diavolo rosso a illustrare l'evento. Tanta
enfasi, anche eccessiva, conferma quanto Internet sia considerato
importante dall'opinione pubblica, dai governanti, dal mondo
dell'industria e dai "pirati". E insieme di quanto esso sia
tuttora fragile e rudimentale.
Tutto ciò si è svolto largamente sul piano simbolico: Yahoo!,
Amazon, Cnn rappresentano infatti la fetta più importante
dell'intera comunicazione mondo, con il dovuto e-trattino
davanti, oppure con il Punto Com a seguire; sono questi gli
attributi lessicali che servono a indicare che quello non è un
più gioco, né felice comunità libertaria, ma business allo stato
puro da cui dipendono miliardi di dollari in azioni e milioni di
posti di lavoro. Proprio martedì, per intenderci, la Cisco - che
costruisce i computer che fanno da nodi alla rete - ha raggiunto
la fantascientifica quotazione di 450 milioni di dollari, solo
100 in meno di Microsoft. Dall'altra parte ci sono ignoti
incursori (non li si chiami hacker, per favore, ché
quella era una parola nobile, cui corrisponde un'etica, un'idea
del mondo e della libertà) i quali hanno voluto dimostrare quanto
ce l'hanno lungo - il mouse: così "competenti" da essere in grado
di bloccare per qualche ora l'accesso ai computer più potenti e
più corazzati del mondo. Anche se, a dire il vero, non ci voleva
davvero un grande sapere informatico: i programmi tipo
stacheldraht (filo spinato) usati nell'occasione sono
noti da tempo agli specialisti e ben studiati: in maniera
nascosta vengono depositati in altri computer inconsapevoli e
poi, al momento giusto, bersagliano il bersaglio con milioni di
richieste di accesso, finché la povera macchina non collassa. Non
c'è nessun raffinato sapere in questa crisi, solo la forza bruta.
Né c'è bisogno di essere superprogrammatori, ma basta avere la
voglia di farlo: per dispetto, per esibizione, per odio al
commercio, per qualsivoglia stupido motivo.
A nessuno piace fare i profeti di sventura, ma ieri potrebbe
passare alla storia come un giorno in cui quella strana creatura
chiamata Internet conobbe un cambiamento di pelle. Come il giorno
in cui i governi si confermarono nel loro già vivente sospetto
che il sistema è inaffidabile e che occorre dedicargli più
attenzione e controllo; mentre le banche e gli azionisti furono i
primi a chiedere barriere hardware e software più robuste:
tesserini per entrare, fine dell'anonimato, bolli e certificati
di buona condotta. Questo è il "regalo" che gli incursori anonimi
stanno consegnando alla rete, la cui dimensione pluralista e
democratica era già andata peggiorando negli ultimi mesi e che
ora sarà aggravata dalle paranoie e dai cyberpoliziotti a caccia
di cyberpirati. A proposito: cyber vuol dire controllo.
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