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- Internet: allarme di Clinton, paura a Wall Street
Il presidente dopo lo scacco degli hacker: è
un’emergenza. L’Fbi: l’attacco forse partito
dall’estero di Ennio Caretto
da Il Corriere della Sera del 10.02.00
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Casa Bianca in
allarme, Wall Street in ribasso. Al terzo giorno di
attacchi ai siti Internet, in particolare a quelli
dell’e-trade o commercio elettronico, le istituzioni
politiche e finanziarie americane accusano il colpo.
All’improvviso è crisi, la prima dell’era informatica, che
minaccia il mondo degli affari e le Borse. Il ministro
della Giustizia Janet Reno denuncia «i cybercriminali del
terzo millennio» e ne promette la cattura. Ma i mercati
vendono le azioni esposte ai vandali, per premunirsi contro
eventuali perdite: alla chiusura della seduta di ieri
l’indice Dow Jones dei titoli industriali era sceso di
oltre 258 punti, quasi il 2,5%, e quello Nasdaq dei titoli
tecnologici di oltre 63 punti, quasi l’1,5%. Secondo l’Fbi,
è possibile che i «raid» siano partiti anche da computer
fuori dagli Stati Uniti e quindi, forse, dall’Europa. Alla
domanda se siano collegati a un Paese ostile, l’Fbi
risponde: «E’ sempre una possibilità a cui siamo molto
sensibili, ma per ora consideriamo questo un caso
criminale, non terrorista». Il presidente Clinton è
preoccupato: «Ho chiesto — ammette — a gente che ne sa più
di me che cosa si possa fare» (contro un’emergenza n.d.r.).
E la tv via cavo MsNbc, figlia di Bill Gates, il fondatore
della Microsoft, ammonisce che «gli attacchi potrebbero
intensificarsi nei prossimi giorni» e che «i rischi per il
traffico Internet potrebbero diventare
significativi». L’America, che si era difesa così bene
dal baco del 2000, e che da anni combatte con successo il
terrorismo elettronico, è rimasta sorpresa dall’offensiva
contro la nuova finanza. Lo stesso Clinton, che aveva
individuato nella protezione della cibernetica militare uno
dei pilastri della sua politica, è stato colto alla
sprovvista. E Wall Street non aveva mai preso sul serio
questo pericolo, trascurando anche l’improvviso monito
dello scorso dicembre del Nipc, il «National infrastructure
protection center», organismo costituito su ordine del
presidente a tutela della Rete Internet. Il Nipc, gestito
dall’Fbi, aveva avvertito che gruppi di pirati informatici
avevano infiltrato diversi computer trasformandoli in
«zombie», e si preparavano a paralizzare numerosi siti. «Se
si attivassero insieme» aveva concluso «sarebbero guai».
Secondo la MsNbc, che ha citato una «fonte autorevole», il
giorno iniziale dell’offensiva i pirati avrebbero sparato
su Yahoo, la porta del Web, non con 50 computer «zombie»,
come è stato detto, ma con 3.500 circa. Il ministro Reno
ha confermato che gli attacchi «mirano a stroncare il
legittimo commercio elettronico» e hanno danneggiato
«milioni di utenti Internet». E ha sottolineato che l’Fbi,
la polizia federale, «è bene equipaggiata contro i
delinquenti dei computer», e che in collaborazione con il
mondo degli affari e le Borse «reggerà il passo». Ma Ron
Dick, il direttore del Nipc, non ha escluso che negli Usa
si stia formando un movimento giovanile simile a quello di
protesta degli Anni ’60. Il suo battesimo sarebbe avvenuto
all’inizio di dicembre, quando un gruppo, gli
«Electrohippies», o hippies dell’elettronica, bloccò per
due ore, al convegno di Seattle, i computer del Wto,
l’Organizzazione mondiale dei commerci. Anche l’Fbi è
nel mirino dei nuovi hacker del 2000, ma grazie al Nipc ne
respinge la sfida. I siti dell’ e-trade, invece, sono
esposti a duri contraccolpi. Pat Taylor, un esperto della
Internet Security Systems Inc., è del parere che gli
attacchi possano aumentare: «C’è una convergenza tra gli
hacker classici, fanatici che ostentano la loro abilità, e
la protesta contro la globalizzione, di cui Internet è il
simbolo». Come dire: negli Anni ’60 la contestazione
esplose nelle piazze, nel 2000 esplode nelle autostrade di
Internet.
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