Il Corriere della Sera
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Internet, ora i pirati sfidano l’Fbi
Lettera di rivendicazione. Il governo Usa: li prenderemo. La Ue: anche noi in pericolo
di Ennio Caretto
da Il Corriere della Sera del 11.02.00


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON — L'Fbi è sulle piste dei «pirati ignoti» che per 72 ore, da lunedì a mercoledì compresi, hanno terrorizzato Internet. Esclude che si tratti dei soliti hacker isolati, e anche — come aveva ipotizzato in un primo momento — che gli attacchi siano venuti dall'estero. Sospetta invece una o più cybergangs Usa, bande cibernetiche che agiscono per vandalismo, per profitto o protesta politica. Lo ha svelato il sottosegretario alla Giustizia Eric Holder, mentre Yahoo!, la società di accesso a Internet, annunciava che mercoledì anche in Germania i suoi computer erano rimasti bloccati per tre ore. Secondo il Washington Times, un giornale vicino alla Cia e al Pentagono, i vertici militari, in realtà i «pirati ignoti» non sono tali: «Un gruppo — ha scritto — ha rivendicato l'offensiva contro il commercio elettronico in una lettera di 18 pagine su cui l'Fbi rifiuta ogni commento». Ma Holder ha ammonito che identificare gli hacker non sarà facile.
L'attacco a Yahoo! in Germania ha scosso l'Ue, la cui Commissione ha ieri annunciato che presenterà un piano a tutela del commercio elettronico entro l'estate. La sua stesura sarà affidata al commissario alle Tecnologie Erkki Liikanen e a quello alla Giustizia Antonio Vitorino, che fisseranno «standard di sicurezza a cui i siti Internet dovranno conformarsi» ha riferito un portavoce. Verranno anche definiti i reati informatici, oggi impuniti e verranno rafforzate le competenze dell'Europol. «Siamo in ritardo, bisogna recuperare» ha ammesso il portavoce. Attualmente, in America il criminale cibernetico è passibile di 5-10 anni di carcere e di una multa fino a 250 mila dollari, 500 milioni di lire. Ma, ha protestato il ministro del Commercio William Daley, «gli strumenti legislativi e tecnici a nostra disposizione sono insufficienti».
L'esistenza delle bande cibernetiche negli Usa era nota da tempo: due, i Jets (Reattori) e gli Sharks (Squali), hanno compiuto periodiche incursioni su Internet. Ma di solito gareggiano solo a superarsi sul piano tecnico. Ieri Holder ha invece sottolineato «l'obbiettivo criminale» — così lo ha definito — della campagna. «Hanno causato decine di milioni di dollari di danni» ha spiegato, ossia decine di miliardi di lire. Matt Parks, un esperto della Keynote systems, ha calcolato che il traffico di Internet sia stato il 60 per cento più lento del normale, e che in 3 ore Yahoo! abbia perduto mezzo milione di dollari, un miliardo di lire solo in America: «Una paralisi di un giorno le sarebbe costata quattro volte tanto. E una ditta come l'Intel, la regina delle piastrine al silicio dei pc, avrebbe perso 33 milioni di dollari», 62 miliardi di lire.
Ieri, l'assedio è cessato — o è stato sospeso — e la pausa ha consentito al Nipc, il National infrastructure protection center dell’Fbi, e al Cert, il Coordination center della università Carnegie Mellon, un organismo paragovernativo, di offrire un programma di difesa delle aziende nel mirino dei pirati. Il software dirotta gli attacchi a un computer che potrebbe identificarne la provenienza. Ha osservato il direttore del Cert, Jed Pickel: «I pirati usano i cosiddetti programmi demoni, del tipo Tribe Flood (inondazione tribale, ndr) o Stacheldrath (tedesco per filo spinato, ndr). Li conosciamo: durante i preparativi contro il Baco del 2000, l'Fbi ne scoprì tre nascosti nei computer di alcune società». Il sottosegretario Holder lo ha confermato: «Il problema — ha detto — è che Internet non si era protetto a sufficienza dai pirati. A questo fine stanzieremo nel 2000 37 milioni di dollari», (72 miliardi di lire). Intanto, il dipartimento della Difesa ha ordinato un controllo di oltre 7600 computer militari per verificare che non siano stati usati nell’attacco informatico.
La controffensiva dell'Fbi ha consentito a Wall Street di riprendersi dalla scossa. L'indice Dow Jones, che mercoledì era sceso del 2,5 per cento, ha segnato continui alti e bassi nel timore di un rialzo dei tassi d'interesse. Poi la paura è passata. E l'indice Nasdaq dei titoli tecnologici, che era sceso dell'1,4 per cento, è risalito grazie allo spettacolare apprezzamento delle società che forniscono il software protettivo dei computer.
Intanto, è polemica sulla tesi del sottosegretario alla Giustizia Holder sulla matrice interna dell'offensiva. Il Wall Street Journal ha ricordato che la Cina ha pubblicato un manuale sui futuri conflitti cibernetici; e un ex agente Fbi, John Guido, ha ipotizzato un coinvolgimento dei gruppi terroristici stranieri o della mafia internazionale «a scopo di ricatto». Per entrambi, è «la fine dell’Utopia», cioè di Internet libero, e l'inizio della sua regolamentazione.



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