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- LE REAZIONI
Gli esperti: Italia in ritardo.
Il governo: presto per agire
di Alessandro Torcino
da Il Corriere della Sera del 10.02.00
MILANO — «Internet in Italia è ancora in crescita. Siamo
nella fase selvaggia. Stiamo posando i binari della
ferrovia che attraverserà il West. Domani affronteremo il
problema sicurezza, oggi è troppo presto». Se Bill Clinton
è preoccupato, il senatore Stefano Passigli,
sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega
all’innovazione tecnologica, lo è molto meno.
IL
GOVERNO — «Non sono preoccupato: mi sorprenderebbe molto
che ci fossero attacchi a siti italiani, che non sono
obiettivi simbolici o strategici per gli hacker — spiega
Passigli —. Certo, quando la rete diventerà anche in Italia
un canale fondamentale dell’economia e della comunicazione,
quando su Internet ci saranno servizi essenziali, allora
sarà davvero il caso d’intervenire. Per ora, è il momento
di discutere, di trovare punti comuni con gli altri Stati:
Internet è un problema sovrannazionale, e come tale deve
essere affrontato».
L’ESPERTO . — Non è d’accordo
Umberto Rapetto, colonnello della Guardia di Finanza, uno
dei massimi e.sperti di sicurezza informatica in Italia.
«Che noi si sia in ritardo è un fatto — spiega Rapetto —.
Come è un fatto che si stia sottovalutando il problema. Gli
Stati Uniti hanno appena stanziato 3.250 miliardi per la
protezione delle reti per il Duemila, ieri altri 70. La
Gran Bretagna ha deciso a gennaio d’investire mille
miliardi di lire contro il rischio di attacchi cibernetici.
E noi?».
I SABOTAGGI — Da noi non risultano
investimenti pubblici nel settore. Eppure neanche l’Italia
è immune dalla pirateria informatica. E Rapetto conferma il
«mail bombing» dei cyberpirati italiani, che non sono
punibili per legge. Si calcola che soltanto nell’ultimo
anno siano stati 10 mila i tentativi di entrare nei nostri
siti: «La verità è che siamo sulla tolda del Titanic e
abbiamo incontrato il primo grosso iceberg. Ma continuiamo
a navigare a vista».
I SITI ITALIANI —.Per i
dirigenti dei principali siti italiani la parola d’ordine è
minimizzare, per non spaventare i navigatori. «Sono atti di
teppismo — spiega Luigi Filippini, direttore operativo di
Tiscali —: è come se qualcuno mi graffiasse l’auto. Non
posso fare altro che ripararla, ma non per questo rinuncio
ad andare in strada». Anche Paolo Aino, amministratore
delegato di Matrix, proprietaria del motore di ricerca
Virgilio, ammette che ci sono stati tentativi di intasare
siti Internet anche in Italia, ma si tratta di «sabotaggi
stupidi», che non toccano i dati dei clienti e che
costituiscono soltanto «un fastidio passeggero».
GLI STUDIOSI — Sembra più preoccupato Gino
Roncaglia, docente universitario di informatica: «Siamo di
fronte a un salto di qualità che ci porterà sempre più
verso uno scenario di guardie e ladri, vista anche la posta
in palio». Decisamente controcorrente Giovanni Degli
Antoni, docente di Scienza dell’informazione, per il quale
«dopo la punizione, questi ragazzi meriterebbero
addirittura un premio, perché con le loro incursioni
mettono a nudo le pecche del sistema, fanno il "testing"
che l’industria e l’università non sono riusciti a fare». E
il professor Degli Esposti avanza un’ipotesi: «Non è
improbabile che le ultime azioni degli hacker siano
sabotaggi finalizzate a far acquisire i nuovi e più sicuri
sistemi. Gli americani, in questo momento, stanno creando
la nuova generazione di Internet, con un consorzio ancora
sconosciuto in Europa...».
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