base NATO?
Una base NATO è una base militare spesso circondata da segreto che può nascondere uomini e materiali. Una località a cui non si può avere accesso, e che gode di prerogative di extraterritorialità.
Insomma un'isola situata nel nostro territorio e nello stesso tempo un anello
in una rete che la connette ad altre basi.
La base è un luogo dove possono essere custodite delle forze ma anche un luogo di redistribuzione e proiezione dedicato alle stesse. Può permettere l'addestramento di uomini e mezzi e lo svolgimento di operazioni di spionaggio e sabotaggio.
Una base può assumere numerosissime configurazioni. Da quella di una stazione di trasmissione radar a quella di un poligono, da quella di un deposito logistico a quella di un punto di appoggio per vettori nucleari. Può essere vieppił un luogo di sperimentazione di apparecchiature segrete e può essere un punto di riferimento per la condotta della navigazione elettronica. Può fungere, inoltre, da nascondiglio clandestino per operazioni speciali, come è avvenuto in Italia per Gladio e i suoi depositi di armi.
Ciò che accomuna tutte le basi sono dunque le caratteristiche di segretezza e di sopranazionalità e le misure con cui queste caratteristiche vengono realizzate. Oltre alle basi Usa e Nato in Italia ci sono le basi italiane "precettate per l'assegnazione alla Nato".
Le basi Usa e Nato in Italia sono state costituite sulla premessa di un presunto "stato di necessità" per fronteggiare la minaccia sovietica. Oggi che questa minaccia è scomparsa non sono però scomparse le basi, anzi, si nota addirittura un deciso incremento nella loro consistenza in uomini e mezzi (per la base di Aviano si parla addirittura di un raddoppio!).
C'è da chiedersi qual'è il retroterra giuridico che ha permesso il sorgere di queste basi. L'articolo 80 della Costituzione stabilisce che le Camere autorizzino con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica e prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di legge, "ma molte basi sono sorte al di fuori della conoscenza e dell'autorizzazione del Parlamento".
In effetti, molti accordi internazionali rientranti nelle categorie dell'articolo 80 non sono stati sottoposti alla ratifica delle Camere ed alla ratifica, (in base all'articolo 87) del presidente della Repubblica. Sono stati infatti sottoposti a verifica solo quelli per i quali si prevedeva dovesse esservi uno scambio con un altro paese contraente e quindi la ratifica da parte di quest'altro paese. Alcuni trattati sono in realtà noti solo a livello governativo o addirittura solo a livello dei servizi segreti. Ed è comunque inconcepibile che né il Parlamento, né il capo dello Stato siano stati messi a conoscenza di taluni accordi.
Per trovare una soluzione al problema di escludere determinate autorità dalla conoscenza, sono stati concepiti alcuni inghippi. E' stato ad esempio introdotto il concetto di "accordi in forma semplificata", la cui conclusione dovrebbe spettare al governo per effetto di delega. Nella questione interviene il problema del segreto: si afferma che tutto ciò che riguarda le basi è coperto dal segreto e da una (non meglio precisata) "riservatezza". Di fronte a questo, anche le Camere devono inginocchiarsi. Ma si dimentica che esiste l'articolo 64 della Costituzione che recita: "Ciascuna delle due Camere e il Parlamento a Camere riunite possono deliberare di adunarsi in seduta segreta". Il punto è questo: possiamo fidarci del Parlamento? Certo, pare che possiamo fidarci dei servizi segreti!
Per esempio, attraverso accordi segreti tra i servizi Usa (la Cia) ed i servizi segreti italiani (Sifar) è stata resa possibile la costituzione di "Basi Nazionali Clandestine" (BNC, come quelle operanti con la Gladio) e di depositi di armi nascosti (i cosiddetti Nasco) ed anche la costruzione di gruppi di operatori speciali dei servizi chiamati "Ossi", coperti con documenti segretissimi, che la seconda Corte di Assise di Roma con la sentenza del 21 dicembre '96 ha considerato eversivi dell'ordine costituzionale. Tutto questo ci rimanda ad uno dei primissimi accordi segreti che risale al lontano 1952. I servizi americani ed italiani si accordarono "segretissimamente" per la costruzione della base di Capo Marargiu di Gladio in Sardegna, base "ufficialmente" italiana, ma progettata e pagata dagli Usa, che avrebbe ospitato, in caso di colpo di Stato, i personaggi considerati politicamente pericolosi (i cosiddetti enucleandi).
Nell'accordo italo-Usa del cosiddetto piano Demagnetize (smagnetizzare i comunisti) si legge: "I governi italiano e francese non devono essere a conoscenza, essendo evidente che l'accordo può interferire con la loro rispettiva sovranità nazionale".
In questo caso erano comunque esclusi dalla conoscenza addirittura i governi italiano e francese, mentre il tutto si svolgeva a livello dei Servizi.
Come si è detto, le basi sono nate all'insegna della segretezza e in rapporto ad una esigenza di protezione rispetto al blocco di Varsavia. Ma ora che la guerra fredda è finita, c'è da chiedersi se tali esigenze di sicurezza e segretezza siano ancora esistenti e se si possa continuare a tenere il Parlamento all'oscuro di tutto! Vi sono ad esempio dei "protocolli segreti aggiuntivi della Nato" che a distanza di oltre mezzo secolo ancora non conosciamo. Si tratta di una materia che ci fa vedere chiaramente la condizione di "sovranità limitata" in cui ci troviamo.
In alcune basi sono custodite armi nucleari e vettori che possono portare distruzione ben oltre i confini italiani, cioè ben al di là di quei i limiti che la Costituzione considera come "riferimento" per il concetto di difesa.
Viene così violato l'articolo 11 (primo e secondo comma), l'articolo 78 e l'articolo 87 (nono comma), e ci troviamo di fronte ad una deroga al principio del ripudio della guerra ed alle prerogative del Parlamento ed alle procedure costituzionali previste per lo stato di guerra.
Per venire ad un aspetto che riguarda i nostri giorni, possiamo menzionare quello delle"mine antiuomo". Tali armi sono state recentemente bandite nel nostro paese e ne è stata stabilita la distruzione. Ma nelle basi Usa continuano a rimanere conservati grandissimi stock di queste armi che possono essere spedite in tutto il mondo. E qui si evidenzia un altro aspetto dell'incompatibilità delle basi con la legislazione italiana. Nel nostro paese esiste tra l'altro una legge che limita e condiziona la vendita delle armi, ma ovviamente questa legge non vale per le basi straniere.
Che fare allora in questa situazione? L'opposizione alle basi deve portare in tempi brevi ad una revisione costituzionale. Tutti i trattati debbono essere messi a conoscenza del Parlamento. Il permanere di eventuali basi straniere deve però prevedere che esse passino sotto il controllo delle autorità italiane.
Ma come possiamo far sentire la nostra voce? Come possiamo manifestare un nostro "diritto di resistenza"? Forse potremmo richiamarci ad un lontano decreto luogotenenziale del 14 settembre '44, il n. 288. Allora era in gioco la questione al diritto alla resistenza contro l'occupazione tedesca. Oggi ci opponiamo ad un altro tipo di occupazione, ma è in questione ancora una volta la sovranità del nostro paese.