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ATTACCO DUNQUE SONO

 

“La proposta è stata fatta, la ribellione è generalizzata, alcune persone hanno scelto di rispondere alla chiamata, i combattenti erano attivi e l’orologio ha cominciato a muoversi: con attività differenti che spaziano da blocchi stradali a presidi, cortei, chiusura di scuole, attacchi esplosivi ovunque, incendi ed altre azioni. Tutto è stato scatenato da questo progetto insurrezionale, l’accoppiamento di teoria e pratica in azione, una convergenza tra pensiero, analisi, azione e proposte per la distruzione.”

– Da una rivendicazione di compagni anonimi in Messico per tre attacchi bomba contro bersagli dell’autorità, nel contesto del Giugno Nero

 

Per noi il mese scorso e’ stato un terreno di prova per il coordinamento informale dell’azione anarchica ed al contempo un tentativo sperimentale di coesistenza politica tra compagni di diverse provenienze e vedute politiche, che pur mantenendo la loro autonomia politica avrebbero contribuito alla realizzazione di un piano sovversivo orientato verso quattro direzioni politiche principali: l’azione diretta, la diversità delle tattiche e le teorie, il desiderio di una coordinazione condivisa e l’organizzazione informale.

La campagna del Dicembre Nero e’ stata un punto di incontro per l’orientamento strategico dell’organizzazione informale e per riavviare la rivolta anarchica continua nel nostro territorio ed a livello internazionale. Per questo motivo penso sia stato utile sia per la prospettiva di allargare l’attacco anarchico sia per la ricerca di percorsi dove si incontreranno pratiche anarchiche, in modo che tutti i partecipanti di questo progetto sovversivo non rimarranno dove sono ma cercheranno i giusti mezzi per assicurare il coordinamento informale dell’azione anarchica continuo, definendo le proprie coordinate all’interno della guerra sociale, dando così forma alle condizioni che ci permetteranno di rafforzare e potenziare un fronte polimorfo che potrà diffondere il seme dell’insurrezione anarchica continua nelle metropoli del mondo.

Il Dicembre Nero – Conclusioni politiche ed equazioni creative”

Nelle ore infinite della dimensione morta e desolata del carcere cerchiamo spesso di analizzare quei dati che riguardano la realtà esterna, nonostante i pochi stimoli che ci arrivano.  L’osservazione, l’analisi, l’uso ed il monitoraggio degli eventi che si svolgono in una dimensione di spazio-tempo parallela e’ una condizione che non va trattata in modo circoscritto ma piuttosto con degli sforzi costanti di connettersi con compagni al di fuori delle mura che svolgono le proprie lotte contro l’autorità.

Ho l’impressione che quasi più nessuno potrà essere contrario al fatto che, in generale, e per vari motivazioni e cause spesso indipendenti tra loro, gli ambienti anarchici dimostrano un netto declino delle loro attività.  Le tematiche che hanno sviluppato forti dinamiche indipendenti sono state poche e fra molti compagni esiste la convinzione che negli ultimi tre anni, queste dinamiche sono state più evidenti negli scioperi della fame svolti da combattenti incarcerati. 

Se consideriamo entrambi il livello delle azioni verificatosi durante queste lotte congiunte ed i testi aperti che seguirono (laddove questi abbiano mantenuto la necessaria sobrietà e compostezza) possiamo notare l’esistenza di uno spazio comune, una tendenza collettiva e sovversiva. La valutazione positiva di questi periodi pieni di azione anarchica li vede caratterizzati dal coordinamento informale, dalla diversità delle azione e dall’autonomia di ogni collettività ed individuo che ha partecipato a queste lotte.  A parte questo giudizio positivo, c’era la sensazione spiacevole di una mancata realizzazione nel fatto che poco dopo c’e’ stato un ritorno alla normalità.

Il desiderio diffuso di vedere il prolungamento della rottura anarchica con la ruotine quotidiana e di proporre delle strategie proprie è stato un argomento di dibattito e studio importante, ma è tuttavia rimasto sospeso ed assente. Da qualche parte è nata la curiosità di cercare gli strumenti teorici adatti per far sì che queste caratteristiche potessero emergere in tutte le campagne di azione autonoma che si sarebbero basate non sugli scioperi della fame ma sulle lotte tematiche nate da decisioni collettive. In questo modo ci sarebbe stata l’opportunità di sviluppare iniziative destabilizzanti che potessero contribuire all’intensificazione del conflitto anarchico con il mondo dell’autorità.

Uno di questi tentativi e’ stato la campagna del Dicembre Nero che ha voluto creare un quadro di azione aperto nel quale testare il coordinamento informale dell’azione anarchica, la coesistenza creativa dei compagni con diverse origini e posizioni ideologiche, il superamento dialettico degli ingorghi teorici per poter creare una dinamica inversa in opposizione alla cultura del radicamento ideologico, insieme all’abolizione delle distinzioni fra legale ed illegale e la realizzazione di una percezione di convergenza emergente – per far sì che la gerarchia dei mezzi di lotta potesse essere eliminata attraverso la pratica della diversità anarchica, cosicché ogni componente potesse andare a formare la totalità della resistenza anarchica. 

Al di là delle tematiche sollevate, questa proposta non voleva limitare la campagna del Dicembre Nero. Al suo posto, come scritto nel testo originale inviato, la prospettiva puntava sulla formazione di una piattaforma anarchica informale dentro e fuori le mura. Questo progetto avrebbe messo in atto un tentativo di organizzazione informale lasciando lo spazio aperto a tutte quelle caratteristiche che avrebbero impedito che diventasse la ‘proprietà’ di una certa tendenza o pratica anarchica specifica, ma al suo posto, di diventare un veicolo per tutti i compagni desiderosi di trasformare l’anarchia in una reale minaccia per il sistema. Un punto di incontro, una fermentazione, un’opportunità di scambio per il coordinamento e la comunicazione, essere un trampolino di pensiero ed azione per intensificare la lotta anarchica.  La campagna del Dicembre Nero ha dato un grande contributo di contenuti al dibattito sulle tattiche rivoluzionarie come dimostrato dall’azione polimorfa che ha sviluppato. Il Dicembre Nero e’ stato un anello di comunicazione fra diverse pratiche anarchiche mondiali. Un piccola goccia di anarchia che vuole evolvere e provocare gli stessi eventi impetuosi, spargere il banchetto di distruzione su ogni centimetro di terreno sul quale il potere soffoca la bellezza selvaggia della libertà sfrenata.

Quindi il filo conduttore dell’anarchia e dell’azione diretta è stato in grado di accomunare compagni  da Grecia, Italia, Colombia, Cipro, Spagna, Svizzera, Olanda, UK, Germania, Messico, Cile, Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, USA, Uruguay, Australia, Perù, Ecuador e Belgio, attraverso dozzine di azioni anarchiche multiformi. Testi da parte di compagni detenuti, contro-informazione e azioni di propaganda, striscioni nelle ali delle prigioni, cortei militanti e scontri con la polizia, incendi, bombe e vandalismi contro gli obiettivi nemici, iniziative negli squat e nei centri sociali, la pubblicazione di lavori anarchici che descrivono l’esperienza insurrezionale e di azione diretta, manuali e analisi teoriche di diverse visioni, tutte hanno contribuito nel proprio unico modo ad un fronte polimorfo di lotta organizzata in maniera informale che internazionalizza le esperienze e si porta all’attacco.

Se si prova ad evitare la prospettiva sterile che vede la propria giurisdizione come il centro del mondo, si noterà che in questa chiamata infatti, non c’era l’“egemonia ideologica” di una tendenza anarchica su un’altra; invece, analizzando i contenuti teorici delle azioni, forse ci si renderà conto che questa campagna ha preso slancio proprio per la sua apertura. Inoltre, se si guarda al passato, sia a quello prossimo che remoto, si noterà che laddove c’è stato un tentativo di separare una corrente anarchica in modo distinto ed in concorrenza con tutte le altre, questo ha portato ad una politica di radicamento ed introversione e in breve tempo ad una conseguente perdita di impeto.  Questo accade in modo naturale perché quando vengono rimossi i termini del dibattito dialettico, viene rimosso automaticamente qualsiasi campo di confronto proficuo nel quale i diversi concetti teorici possono sviluppare le loro potenzialità.  Seguendo le orme di questa logica, si e’ costretti all’assolutismo nel discorso, non come strumento di auto-determinazione ma come tecnica per polarizzare le lotte – ciononostante questo si applica solo alle parole, poiché il mondo reale ci offre una moltitudine di contraddizioni, convenzioni e fatti contraddittori secondo i quali diventa impossibile rispondere sulla base di una teoria assoluta del tutto formata. E quindi questo porta ad un divario fra la teoria e la prassi che nell’allargarsidirige ognuno di noi esclusivamente verso la dimostrazione spettacolare degli eventi e non dei loro contenuti.

Quindi per concludere, questa chiamata non ha promosso il separatismo e non perché pensiamo che la maggior parte degli ambienti anarchici siano ambienti sani – in realtà i fatti dimostrano il contrario – ma perché pensavamo che sarebbe stata sia una ritirata strategica sia debolezza politica dare uno spazio comodo a tutti coloro che infestano il corpo dell’anarchia. D’altro canto non possiamo definire noi stessi esclusivamente in base ai punti di riferimento politici e gli aspetti negativi di un “altro”. 

Inoltre, con le parole e le nostre azioni non restiamo indifferenti; al contrario, fissiamo la nostra posizione partendo dall’essere individui, per scorrere nel collettivo di quelli che sono dalla parte della negazione, una posizione che, sulla base di un invito fatto da compagni, comunica l’essenza del problema ed il progetto per la distruzione assoluta dell’esistente, dando la pulsione sovversiva richiesta da ogni lotta.

“Alcune riflessioni sulle critiche al Dicembre Nero”

A differenza delle false impressioni create da alcuni, non ci siamo mai illusi che sarebbe scoppiata un’insurrezione, perché le rivolte sono spesso di natura casuale e non in risposta ad un testo, né il ragionamento di questa proposta politica è stato semplicemente di allargare le dinamiche a partire dagli scontri fra rivoltosi e sbirri. Poiché questa impressione errata non c’entra niente con la chiamata originale è probabile che quelli che hanno fatto questa critica non abbiamo letto i testi originali con accuratezza e non siano stati sufficientemente interessati ad ascoltare i discorsi registrati agli eventi pubblici negli squat anarchici e sulle radio auto-organizzate, perché questo era stato adeguatamente sottolineato, con la spiegazione dell’intero ragionamento politico della proposta.

Per quanto riguarda un’altra questione che è emersa come punto critico sul rapporto fra anarchici incarcerati e le comunità anarchiche che combattono il marciume autoritario quotidianamente, è importante mettere in chiaro alcune prospettive in una direzione radicale, senza che questo vada ad alimentare un processo di ulteriore frammentazione all’interno degli ambienti anarchici.

Bene, prima di avere la sfortuna di finire all’interno di un carcere, c’era stato il tentativo da parte di alcuni anarchici di consolidare la percezione che i prigionieri anarchici non sono delle vacche sacre al di sopra di ogni critica – ma che invece costituiscono una parte integrante e viva della lotta anarchica come ogni anarchico che lotta contro i bastioni dello stato e dell’autorità. In questa maniera partecipano anche loro agli sviluppi anarchici, dando un contributo di parole ed azioni durante le lotte ed hanno la stessa opportunità di presentare proposte e di pubblicare critiche così come i  compagni fuori le mura. 

Quindi, all’interno delle mura, in un periodo dominato dalla frammentazione e dalle controversie politiche e personali esacerbate, si e’ dato un contributo – privo di retorica esibizionista – per superare le differenze personali e rigidità teoriche, per far sì che il centro di gravità si potesse spostare laddove il cuore dell’anarchia dev’essere: in lotta costante con il potere. Questa chiamata e’ stata presentata con delle caratteristiche aperte, non era indirizzata ad una singola tendenza dell’anarchia, ma ha lasciato che chiunque sentisse il bisogno o il desiderio di seguire la chiamata potesse agire secondo le condizione e nella maniera scegliesse. 

Ecco perché la chiamata è stata lasciata aperta affinché chiunque potesse farla sua interpretandola come meglio credeva. Siccome questa campagna di azione particolare non ruotava attorno a rivendicazioni personali, non poteva avere un carattere che fosse incentrato sulla persona. Come prigionieri e quindi di conseguenza incapaci di far correre liberi i nostri corpi nei sentieri selvaggi dell’insurrezione anarchica continua, l’unico nostro modo per entrare in contatto con il mondo della lotta al di fuori delle mura e’ tramite la fermentazione mutua fra noi ed è grazie a questa fermentazione che abbiamo cercato di comunicare con quei collettivi ed individui che credevano o speravano che una discussione, un’intesa sarebbe stata proficua. L’assurdità della situazione non è che alcuni ci hanno risposto ed altri no, ma il fatto che altri, con il senno di poi, ci hanno accusato di non aver cercato un’intesa.

Che le campagne di lotta come con il Dicembre Nero abbiano come tema l’invocazione della memoria dei nostri compagni morti in nessun modo significa che con questo abbiano tentato di resuscitare gli eventi insurrezionale del passato. La memoria sovversiva collettiva era, è e continuerà ad essere una parte vitale della lotta anarchica polimorfa. Il sangue dei nostri compagni non si esaurirà fra le pagine di libri impolverati che sono l’alibi ideologico per l’inerzia dell’intellighènzia ufficiale dell’aristocrazia “radicale”, ma continueranno a scorrere nelle vene dei combattenti che adesso armano le loro menti e le loro mani innumerevoli volte per manifestare in ogni modo, possibile ed impossibile, il loro odio per il mondo del potere ed i suoi servi.

La memoria della minoranza anarchica armata e dei rivoltosi uccisi dagli assassini in divisa è una memoria che ci ricorda che quando imbracciamo le armi ed attacchiamo l’ordine della legalità è soprattutto un atteggiamento di responsabilità e considerazione per i nostri morti, per quelli che hanno dato le loro vite alla lotta e per la lotta. E’ questa memoria che ci ricorda che l’anarchia deve essere pericolosa per l’autorità, violenta ed assoluta contro i responsabili della schiavitù, affilata e diffidente con chiunque cerchi di ammorbidirne le caratteristiche.  

Quindi invocare la memoria dei nostri morti e’ un invito alla lotta, niente di più, niente di meno, un momento di lotta sul percorso della ribellione anarchica senza compromessi nella terra selvaggia della subordinazione anarchica. 

 “Per una piattaforma anarchica informale, in teoria e nella pratica”

“L’Internazionale Antiautoritaria Insurrezionalista è quindi basata su di un progressivo approfondimento della reciproca conoscenza fra tutti i suoi aderenti. Questa sarà senz’altro una conoscenza rivoluzionaria in quanto s’indirizzerà allo scambio di quelle informazioni sul reciproco lavoro che ogni componente, ogni gruppo e ogni struttura ecc., sta svolgendo nella propria realtà”

– Tratto dal testo “Internazionale Antiautoritaria Insurrezionalista (Proposta per un dibattito) che, fra le altre considerazioni sull’organizzazione informale per i compagni anarchici, viene dal distante 1993.

Nel dare inizio ad una discussione vivace fra compagni che riconoscono che siamo sulla stessa parte delle barricate, è consigliabile esplicitare quello che vogliano ottenere e le ragioni per le quali sosteniamo l’organizzazione informale dell’azione anarchica. L’organizzazione informale e’ il nostro modo di trasformare la nostra rabbia di fronte alla civilizzazione dell’autorità in un’ondata di attacchi coordinati, interrompendo il monopolio della violenza dell’ordine pubblico. Attraverso l’organizzazione informale rendiamo i nostri obbiettivi più chiari e richiamiamo le condizioni insurrezionali, le quali, se si vuole, si possono focalizzare su dei risultati oggettivi, moltiplicando così le loro potenzialità. Al contempo, mantenendo la nostra autonomia politica senza subordinare le nostre percezioni ad una struttura centralizzata, diamo un aiuto ed uno spazio allo sviluppo di iniziative individuali e di gruppi, in modo che l’immaginazione collettiva dei compagni possa crescere in modo creativo, senza essere subordinata alla volontà di una tendenza politica. 

Noi crediamo che lo sviluppo delle strutture ed infrastrutture anarchiche che faranno rete e comunicheranno fra di loro attraverso la vasta gamma di lotta anarchica sia il primo passo per realizzare una strategia alla radice della quale c’è il nostro desiderio di non rimandare la nostra rivolta contro i soldi, la gerarchia, l’apatia, il riformismo, a domani. Questo serve per la nostra lotta contro la guerra del capitalismo organizzato, volta al nostro soggiogamento totale agli ordini  dell’establishment, un establishment contorto autoritario che schiaccia chiunque prova a resistere. Attraverso l’organizzazione informale della guerra anarchica, vogliamo smantellare le identità sociali che vorrebbero rimanessimo solo lavoratori, studenti, prigionieri o migranti e costruire delle comunità rivoluzionarie nelle quali possiamo sviluppare un nuovo approccio umano all’organizzazione, alle pratiche ed ai rapporti, un’esperienza esistenziale inseparabile della nostra partecipazione nella guerra contro l’autorità.

Dopo molte riflessioni e dibattiti fra compagni sia dentro che fuori le mura, abbiamo messo sul tavolo di discussione un’idea che non era una dottrina consolidata – al contrario, è un invito fraterno a partecipare al suo approfondimento e sviluppo attraverso le riflessioni di tutti i compagni che vogliono partecipare alla discussione.

Vogliamo creare una piattaforma anarchica informale sulla quale si possa sviluppare una discussione fra compagni provenienti da tutto i fronti della lotta anarchica – compagni ricercati, prigionieri anarchici, squat e spazi auto-gestiti, collettivi anarchici, gruppi di guerriglia ed individui autonomi – è su questo mosaico di concetti e scelte diversi che si uniranno tutti coloro che vogliono promuovere la lotta anarchica in modi informali, dichiarando guerra contro l’autorità ad ogni costo. Per evitare fraintendimenti il termine ‘piattaforma’ non e’ un tentativo di creare una connessione con la tendenza politica dell’anarchia che ha le sue radici nel comunismo libertario, ma segna la realizzazione di un punto di partenza informale per il coordinamento. 

L’obbiettivo principale di questo progetto non e’ altro che il coordinamento e lo sviluppo dell’insurrezione anarchica in tutte le sfere della vita sociale laddove può crescere. Non vogliamo che si crei un’organizzazione centralizzata, vogliamo solo migliorare la nostra efficacia – e per farlo è necessario creare una rete di comunicazione informale ed uno scambio di riflessioni che al contempo potrà essere visibile nel trasmettere i propri segnali nella guerra contro lo stato.

Attraverso questa iniziativa i compagni hanno occupato palazzi, propagato idee anarchiche, si sono scontrati con sbirri e fascisti per strada, hanno accesso fuochi per sciogliere il gelido desiderio di schiavitù che si diffonde all’interno del corpo sociale, alzato armi contro i difensori dello sfruttamento – tutti hanno avuto  l’opportunità di partecipare ugualmente ad un esercizio anarchico che non promuove l’organizzazione come fine a sé stessa ma coordina un’azione anarchica orizzontale ed informale, annota vedute politiche, elabora proposte di lotta strategiche e tematiche, diffonde la percezione di un’insurrezione anarchica continua nei compagni giovani che sono portatori del virus dell’antagonismo, tenta di mettere le fondamenta di una sana coesistenza politica e di una sintesi di diverse prospettive politiche, sempre riconoscendo il contributo sincero di ogni differente visione alla lotta.

Nello stesso momento, attraverso una tale iniziativa riconosciamo tutte le forme di lotta come parti della nostra lotta più ampia e nella pratica eliminiamo la separazione fra il legale e l’illegale e riusciamo ad aggirare ogni tipo di ‘opinionista’ e ‘specialista’ all’interno del movimento. Costruiamo ponti tra compagni riconoscendo tutti come uguali nelle discussioni fra di noi ed in questo modo uno squat anarchico, un compagno incarcerato o un gruppo di incendiari acquisiscono lo stesso valore e non vengono categorizzati secondo la presentazione spettacolare di queste forme di lotta rispettive. 

E’ per questo che l’unico accordo necessario è il nostro desiderio di avere il sostegno effettivo dell’insurrezione anarchica continua che si manifesta con ogni mezzo ed innalza barricate ardenti contro l’offensiva totale del capitalismo. Di conseguenza, la chiamata aperta di una collaborazione nelle file di una piattaforma anarchica informale non è diretta a compagni specifici di una tendenza anarchica ma a chiunque, con la premessa che non condannino nessuna forma di lotta e che credano nella flessibilità e nei vantaggi dell’organizzazione informale. Improvvisamente diventa chiaro che questo progetto è in concorrenza con le idee dell’organizzazione centrale con funzioni centralizzate e che si pone in modo politicamente ostile verso quelli provano ad intrufolarsi con l’uso di statuti ed atteggiamenti da partito politico (senza significare che questo cerchi nello specifico di creare un dualismo per spostare il centro della discussione solo sui modelli di organizzazione) mentre, al contempo, comincia a promuovere il coordinamento informale ed i collegamenti delle iniziative anarchiche informali desiderose di scontrarsi con lo stato, il capitale e le relazioni sociali che riproducono. 

Note sui punti chiave dell’Accordo Anarchico”

Come sopra, i tre principi che definiscono questa piattaforma informale anarchica sono l’autonomia, la diversità nei mezzi di lotta ed il coordinamento, sempre nel contesto dell’organizzazione informale.

Autonomia: Perché pensiamo che i concetti teorici di tutti e le loro pratiche non dovrebbero essere uniformate sotto l’ombrello di una politica ma invece esposti all’aperto, contribuendo, così allo sviluppo di una dialettica anarchica. Il pluralismo all’interno delle comunità anarchiche dovrebbe arricchire il pensiero anarchico. Ci sono momenti quando i contributi teorici dei gruppi di affinità sono complementari alle loro prospettive particolari e questa evoluzione abbraccia lo spettro del pensiero radicale critico. Ma anche se ci sono disaccordi e discrepanze i punti contradditori di ogni concetto possono e dovrebbero servire come opportunità per l’ulteriore arricchimento o per delle revisioni, se, chiaramente, un tale confronto avviene in un ambiente di mutua comprensione che non mira a screditare un opponente all’interno del movimento.  Nello stesso momento, l’autonomia assicura l’assenza di un’egemonia che può essere espressa in maniera dominante all’interno di modelli più concentrati o anche nei gruppi anarchici informali. Solo che nell’ultimo caso il veleno del potere sarà limitato al luogo in cui è nato e non potrà diffondersi ulteriormente. L’autonomia ci permette di contribuire all’elaborazione di una strategia di lotta (sempre sia chiaro se è questo che si vuole) con un nostro profilo politico e propria prassi politica, in questo modo contribuendo alla realizzazione di un quadro più ampio che riunisce le forze e moltiplica gli effetti del sostegno di un’alleanza strategica usando il concetto dell’autonomia. Per fare un paragone, possiamo dire che ogni campagna di lotta e’ un telo bianco sul quale l’unico limite è il bordo della cornice. Ogni gruppo anarchico nel suo modo particolare aggiunge i propri rintocchi, così riempiendo nella maniera più bella la diversità della lotta anarchica. 

Diversità: La diversità polimorfa della lotta anarchica e’ un concetto spesso mal compreso che alcune volte viene usato come alibi ideologico per ripudiare le azioni dinamiche mentre altre volte viene invocato come un processo che dovrebbe essere l’unica ragione per il sostegno politico delle azioni di guerriglia urbana. Ma entrambe queste riflessioni si rifiutano di entrare nel cuore del concetto, laddove la diversità della lotta anarchica offre l’unica possibilità di accrescere le proprie capacità di lotta. I mezzi di lotta anarchica, dalla propaganda stampata fino alle armi, sono oggetti morti se non ci si sforza di dargli un significato ed il contenuto sovversivo desiderato. Perché l’attività anarchica è definita tale quando contiene nella sua essenza gli ingredienti della ribellione e del conflitto con ogni autorità.

Quindi la diversità significa riconoscere che tutte le forme di lotta sono di massima ed uguale importanza. Di fronte ad una realtà complessa dobbiamo essere capaci di sbloccare tutti quegli strumenti analitici che ci permetteranno di evitare di fronteggiare il mondo con approcci dogmatici. Ogni anarchico diffonde messaggi e genera le condizioni e gli stimoli in una società complessa e strutturata. Gli interventi anarchici alterano il corso degli eventi, tracciando sentieri caotici di collisione con tutti le forme che assumono i tentativi di manipolazione ed oppressione. E’ per questo che ogni mezzo di lotta che si utilizza è connesso a tutti gli altri, creando un anello ininterrotto ed è quindi l’unica prospettiva credibile per trasformare l’anarchia in un reale rischio per lo stato ed i padroni. Di conseguenza, quando vengono promossi dei concetti che non comprendono la totalità indivisibile, si creano i fenomeni della frammentazione che producono il riformismo, auto-referenzialita’, il feticismo delle armi o gli ingorghi ideologici, in base al luogo ed alla posizione dell’anello sulla catena che viene rotta.  

Perché se l’anarchia viene disarmata e non può più mantenere e rafforzare i propri armamenti che le permetteranno di vendicarsi sui governanti di tutto il marciume di questo mondo, emergerà un’opzione alternativa nel futuro: essere strumentalizzati, come tante altre forze rivoluzionarie nel passato, per rivitalizzare il sistema. Inoltre, la storia dimostra che il capitalismo e la democrazia borghese usano quest’opportunità di assimilazione a loro vantaggio in opposizione ai progetti radicali. Perché secondo la stessa logica, se non si percepisce la guerriglia urbana come un’altro mezzo di lotta necessario ed indispensabile nella faretra di ogni anarchico, siamo condannati ad una strategia di ritiro nella lotta nel suo complesso dal momento in cui viene creato un movimento a due velocità: alla fine, una parte del movimento sarà colpito in pieno dalla repressione e l’altro tornerà a far parte dei circoli letterari di chiacchiere accademiche inoffensive.

Coordinamento: E’ il punto di spazio-tempo dove l’attività anarchica si sincronizza e dirige le proprie forze verso un obbiettivo specifico, che questo riguardi lo sciopero della fame di un compagno incarcerato o una campagna di azione centrato su una tematica particolare. Noi scegliamo di coordinare l’espressione pratica della nostra volontà di colpire l’edificio autoritario in modo tempestivo e decisivo. Il coordinamento informale ed orizzontale aumenta la dinamica delle azioni anarchiche in modo esponenziale, perché acquistano maggior peso e diventano più minacciose se fanno parte di un piano organizzato che si e’ basato sugli accordi informali di azione congiunta da parte dei gruppi e degli individui anarchici.  

Il coordinamento che si istaura sfrutta al massimo automaticamente la potenzialità delle azioni all’interno del contesto complessivo nel quale vengono svolte. Allo stesso momento, attraverso il coordinamento informale riusciamo ad arrivare ad un rapporto fra noi, visto che le riflessioni di tutti sulle questioni vengono collocate in modo complementare e non antagonista con tutti gli altri. La scelta del coordinamento informale non implica una convergenza obbligatoria per tutte le proposte o nella tematica di lotta specifiche presentata. Inoltre, la nostra autonomia ci copre da una tale occorrenza, dandoci così l’opportunità di seguire diverse strategie nei periodi durante i quali potrebbe non esserci un’intesa sull’azione tematica proposta.    

Al posto di un epilogo…”

Compagni, l’alba di questa nuova era arriva con un volto tra i più inarrestabili e disgustosi, mentre noi siamo in preda ad uno sviluppo storico accorciato, in questo periodo di sviluppo capitalista vorace che distrugge ed appiattisce tutta la vita su questo pianeta, non possiamo proprio parlare di rivoluzione ed anarchia senza promuovere un metodo di lotta coerente che, con il suo antagonismo, infliggerà danni il corpo della sovranità solo apparentemente invulnerabile. Viviamo tempi variabili, dai quali può nascere una prospettiva liberatrice. Nell’era in cui viviamo dobbiamo rompere definitivamente con l’esitazione e la procrastinazione; ogni minuto perso, ogni momento sprecato e’ terreno vinto per il nemico. La guerra di tutti contro tutti che il capitalismo promuove non è un’immagine proveniente dalla apparentemente distanza di sicurezza della periferia capitalista, ma una realtà vissuta da milioni di persone che hanno letteralmente avuto le loro vite buttate nella spazzatura, riportate dai dati statistici estratti dai tecnocrati ed analisti militari, il tutto mostrando come le politiche economiche ed il loro sviluppo stanno aprendo fronti nella zona di guerra.

Va oltre la mia comprensione come chiunque voglia essere chiamato anarchico possa restare dubbioso della necessità urgente di intensificare ed aumentare la guerra rivoluzionaria, semplicemente guardando quello che gli succede attorno. Contro la violenza cieca delle guerra fra stati, noi proponiamo la violenza dell’insurrezione che fa saltare le convenzioni sociali. Rompiamo in modo definitivo con la cultura moderna della subordinazione e della miseria.      

La posizioni di ogni persona non sono dei punti di vista di una neutralità oggettiva e fredda, riflettono delle scelte e degli atteggiamenti legati alla logica delle condizioni della società. Quelli che in ogni modo possibile rimandano al domani in ogni modo possibile gli attacchi contro i rappresentanti del potere, non fanno che concedere respiro al dominio ed alla sua organizzazione di sterminio di massa.

Da parte nostra, la proposta fatta non ha affermato un monopolio sull’azione anarchica, ma ha dato una visione dell’organizzazione informale e delle possibilità che abbiamo se siamo seri e persistenti nelle nostre intenzioni e nelle nostre azioni nel tagliare il nodo Gordiano dell’introversione. Vogliamo formare un coordinamento informale internazionale che sarà il ponte tra l’azione pubblica e cospiratoria, che sarà il prossimo stadio di sviluppo della lotta anarchica multiforme, tentando di continuare e approfondire qualitativamente tutte le esperienze storiche rilevanti del passato.

Il fatto che questo testo arrivi alla fine non vuol dire che abbia affrontato in dettaglio tutte le questioni ed i pensieri che avrebbe dovuto. Inoltre, l’obiettivo non è quello di diventare una proposta rigidamente formalizzata, ma una scommessa su una lotta che verrà arricchita e si muoverà attraverso le azioni, fondando così la propria direzione su ciò che può esser considerato essenziale, il movimento senza fine e la distruzione creativa portata dalla lotta anarchica.

 

Uh! Come urlerebbero gl’imbecilli: l’anarchico volontario!? Che possono sapere i beati della tempesta che ci rugge nel cervello? Che possono sapere della nostra fame di gioia, di vita? Che posson sapere della nostra sconfitta dovuta alla viltà umana? Fummo soli; non trovammo il gruppo di arditi pronto  ad associarsi alla lotta, per la conquista della vita. Fummo sconfitti perciò. Ed uno se ne va…. Rimane l’altro con l’occhio fisso all’orizzonte. Egli non può, non deve partire. Questo il nostro destino. Troveremo dei fratelli? Altrimenti chi in un modo, chi nell’altro, scompariremo, taciti o tumultuosi, dalla scena del mondo.  Un capitolo è chiuso. Capitolo di lotta, di speranze, d’illusioni. Ma la fine non è arrivata. Vedremo come finiranno queste vite strane, anormali, che meglio era se non erano nate mai.  Punto e a capo.

Bruno Filippi

 

Forza e solidarietà a tutti i prigionieri anarchici!

Organizziamo l’incontrollabile libertà della dignità umana! 

L’anarchia e’ attacco!

Nikos Romanos