La mattina del 1 gennaio 2017 intorno alle ore 12:00 la Digos di Firenze si presenta alle porte di tre appartamenti in città e di un’abitazione in provincia di Prato. Perquisiscono le case e le macchine dei presenti, in cerca di armi ed esplosivi, perquisizioni che hanno tutte esito negativo tranne in un caso in cui viene sequestrato materiale elettrico (cavi, interruttori, lampadine) e d’altro genere (computer, tappi di barattoli “bormioli”, cera d’api…).

Cinque persone vengono portate alla Scientifica di Firenze dove vengono sottoposte a fotosegnalazioni e al rilievo delle impronte digitali; dopo diverse ore passate in Questura, viene loro richiesto di fare un tampone sulle mani al fine di rilevare la presenza di tracce di materiale esplodente. A questa richiesta, quattro persone acconsentono, mentre una si rifiuta, motivo per cui la polizia decide di effettuare il sequestro della giacca da questa indossata al momento della perquisizione. Alle ore 20:00 le cinque persone vengono rilasciate con i verbali delle perquisizioni tutti negativi.

Anche nell’abitazione in provincia di Prato la perquisizione va per le lunghe e si assiste al goffo tentativo da parte della Scientifica (giunta sul posto successivamente alla Digos di Prato e Firenze) di sottoporre i perquisiti ad un tampone per il rilevamento di polvere pirica sulle mani. Gli agenti pretendono, infatti, di condurre l’esame di rilevamento all’aria aperta in mezzo al bosco, con del cotone idrofilo proveniente da una busta già aperta. Al rifiuto di sottoporsi all’esame, le quattro persone vengono portate presso la Questura di Prato, dove – oltre al già citato materiale sequestrato- gli vengono presi anche i giubbotti indossati al momento della perquisizione.

I reati ipotizzati dagli inquirenti sono tentato omicidio, lesioni gravissime e fabbricazione e porto d’ordigno. Ad oggi non risultano iscritti al registro degli indagati.