Fonte Publicacion Refractario 

(apparso in greco su Contrainfo il 4 Gennaio 2016)

Il piano

Per l’”area” anarchica.

1. La chiamata

Ogni chiamata a l’azione, come il “Dicembre Nero”, è un tentativo di coordinare le nostre forze. E’ uno sforzo per interrompere il normale scorrere della realtà. E’ un piano per invaderla con le nostre proprie caratteristiche e sovvertirla. E’ un sondare il nostro desiderio di anarchia, qui ed ora, e della nostra capacità di far fronte alle forze dell’ordine. E’ un’occasione perché gli individui si conoscano o meno, si riuniscano sul terreno dell’azione e comincino ad attaccare i palazzi dello Stato, in maniera organizzata e improvvisa. E’ un segnale internazionale di complicità per tutti i compagni dentro e fuori le mura che rafforza la nostra solidarietà. E’ un accordo anarchico che conferma che c’è gente in ogni angolo della terra che, pur non parlando la stessa lingua, coordina il battito dei propri cuori, allinea la propria mira sul nemico, stringe i pugni, indossa un cappuccio e realizza attacchi contro il motore sociale dell’autorità, le sue strutture e le sue relazioni. La chiamata del “Dicembre Nero” è stata uno di questi momenti…

E ora? Si torna alla normalità?

Ogni chiamata all’azione può essere soltanto una fotografia della rivolta che si ripete uguale a sé stessa, aspettando il prossimo anniversario, la prossima “chiamata”, o può trasformarsi in un incontro con la storia…

Per tutti quelli per i quali l’anarchia significa “tagliarsi dietro i ponti con la resa e la pace sociale”, l’azione anarchica non ha alcuna data di inizio né fine…
Pertanto, la scommessa del Dicembre Nero apre in realtà una scommessa più grande. Una scommessa per quelli il cui calendario di attacco è fermo sull’oggi, qui ed ora. La sfida di creare un polo anarchico autonomo per l’organizzazione della guerriglia urbana anarchica.

2. La memoria non è spazzatura

Il Dicembre Nero è stato un appello aperto a tutto il mondo, ma è stato interpretato principalmente come un punto di riferimento per gli insorti, gli anarco-nichilisti, i compagni più giovani, i non allineati, i teppisti contro lo Stato (e in parte contro l’inattività del “mondo anarchico” ufficiale, contro la sua trasformazione pacifista).

Non facciamo riferimento in particolare alla chiamata del Dicembre Nero. Ogni chiamata all’azione è un’istanza di una storia più ampia che l’ha preceduta e talvolta l’acceleratore della prospettiva che la segue.

Non avremmo un Dicembre Nero se non ci fossero stati un Novembre, Ottobre, Settembre… non avremmo la guerriglia urbana anarchica se non ci fossero stati scontri nelle manifestazioni, barricate e molotov; non ci sarebbe stata alcuna rivolta nel 2008 se non ci fossero stati commandi di incendio e attacco nei tre anni precedenti, non ci sarà prospettiva se non abbiamo memoria.

Attraverso il tempo, l’anarchia dà alla luce –internamente- il proprio superamento anarchico. Vedono la luce tendenze dalle estremità più affilate (individualismo anarchico, nichilismo anarchico, anarchismo insurrezionale, etc), che optano per spostarsi ai margini del movimento, dell’”area”, della rivoluzione… A volte queste tendenze agiscono come un detonatore per l’anarchia, alzando la lancia dell’attacco anarchico, altre volte si cannibalizzano a vicenda piene di presunzione ed arroganza…

In Grecia, l’apparizione di tendenze eretiche nell’”area” anarchica è antica quanto l’”area” stessa… Tendenze che o si sono ridotte e convertite in circoli di intellettuali artisti (ad esempio i situazionisti) o furono assimilati e integrati nell’”area” ufficiale… Ognuna di esse, senza eccezione, ha lasciato la propria impronta in una storia che non finisce mai.

Nel 2005 un circolo di persone apre in pubblico in maniera molto visibile (manifesti, riviste, partecipazione a riunioni) la sfida di potenziare la violenza anarchica, con lo slogan “pensa rivoluzionario – agisci all’offensiva”. Una tendenza insurrezionale che si schiera non solo contro lo Stato e l’autorità ma anche contro la complicità e l’apatia sociale si mostra ora più organizzata e con una presenza pubblica costante. Nel contempo, la questione della negazione del lavoro viene discussa in pubblico, con rapine a mano armata alle banche come filo conduttore… Di fatto, la tematica parziale di rifiuto del lavoro, strizza l’occhio ed è in realtà il prologo alle discussioni sulla diffusione della guerriglia urbana anarchica. Da questo fermento diffuso (incendi dolosi, rapine, commandi di attacco, assemblee come il Coordinamento di Azione) nel Gennaio 2008 nasce la Cospirazione delle Cellule di Fuoco. La Cospirazione delle Cellule di Fuoco appare come l’espressione organizzata di una tendenza anarchica eretica con un chiaro orientamento alla lotta armata ed il riferimento all’individualismo anarchico, al nichilismo, la rivoluzione della vita quotidiana e la critica al complesso Stato-società.

Ovviamente non fu questa tendenza a dare origine all’insurrezione del Dicembre 2008. Una rivolta non può essere appropriata né avere diritti d’autore.

Ma fu, soprattutto, la tendenza che ebbe i riflessi per accelerare alcuni degli eventi più conflittuali che si produzzero nel Dicembre 2008, ora che le piccole strutture di base già stavano operando con attacchi coordinati regolarmente.

3. Mettendoci al passo con il presente

Le prime detenzioni per la Cospirazione delle Cellule di Fuoco nel Settembre 2009 (il caso Halandri) crearono una tempesta di paura. La maggioranza delle tendenze eretiche (anarco-nichiliste, anarco-individualiste, antisociali, etc.) si piegarono per il panico della repressione integrandosi nella sicurezza del movimento “ufficiale” anarchico, e i loro grandi discorsi su “rivoluzione o morte” rimasero indietro come un cadavere in decomposizione, con l’aspetto di un tradimento.

Furono pochi i compagni che rimasero sulle loro posizioni e che vollero continuare ciò che avevano iniziato… Ma di tutto questo si è già scritto e parlato… Ad oggi, una gran parte del movimento anarchico vive con l’impronta della sconfitta, con la paura della repressione, con l’opportunità persa di un sollevamento che non ci fu, in questi tempi di crisi economica, di introversione, di gerarchie informali. Senza eccezioni, ciò che si è seminato non si sa quando potrà tornare utile, e di certo nulla si perde per sempre.

Gli ultimi due anni, una nuova generazione della nostra tendenza anarchica sta facendo la propria comparsa dai resti del passato, facendo il proprio corso. Una tendenza che si è creata non tanto per caratteristiche politiche simili, quanto per il comune desiderio di qualcosa di differente da ciò che esiste nel movimento anarchico in Grecia. Una tendenza che sembra molto più omogenea di quanto realmente non sia a causa di chi la critica. In realtà si tratta di un fronte di persone che include dai compagni consapevoli fino a persone che semplicemente odiano la polizia e vorrebbero fare casino…

4. La collisione tra vecchio e nuovo

Ogni nascita è violenta. Ogni nuovo fronte che nasce sta mettendo in dubbio e scontrandosi con il ventre dal quale proviene, tentando di recidere il cordone ombelicale. Attraverso la natura temporanea, tutte le eresie che nascono all’interno del movimento anarchico hanno diretto la propria critica incandescente contro le vecchie strutture. (…) Specialmente ad oggi, pare che la connessione e la comunicazione tra vecchio e nuovo sia andata definitivamente perduta… Le ragioni sono molte, ma la storia non aspetta la nostra introversione. Ciò che è urgente è una nuova idea, un piano per la continuazione della lotta. Ogni piccolo nuovo fronte anarchico si trova ad affermare ciò che esso odia nel movimento anarchico “ufficiale”. La critica contro l’immobilità del movimento soppianta spesso la critica alla tirannia dell’autorità. Ora pensiamo che la situazione interna del movimento anarchico si sia più che mai polarizzata. E’ per questo che è il momento per il passo successivo. La nuova tendenza anarchica può abolire l’introversione, autodeterminarsi e creare il suo proprio movimento anarchico autonomo.

La memoria è una componente fondamentale di questo sforzo. Ricordiamo le nostre esperienze passate, non per imitarle, ma per superarle. Il fatto che il nuovo fronte anarchico stia soffrendo la carenza di organizzazione nell’azione e nei momenti assembleari, perché pensano che essa sia una caratteristica della burocrazia del movimento anarchico ufficiale, è come se gliela stessero cedendo.

L’organizzazione, l’assemblea, l’agire politico non hanno diritto d’autore. Sono mezzi di lotta che vengono determinati attraverso le persone politiche che vi partecipano… La massima e l’atteggiamento considerati non conformisti del tipo “non mi interessa dei procedimenti, faccio quello che voglio…” è un timore e una conservazione perversa di fronte alla puntualità e alla responsabilità di cui un anarchico necessita per partecipare alla guerra della guerriglia urbana. Uno strumento non ha connotati positivi o negativi, ma al contrario tale connotazione si determina a seconda dell’uso che di tale strumento viene fatto. Un’assemblea politica è burocratica quando le persona che vi partecipano sono burocrati. Senza dubbio un’assemblea può essere un meccanismo di formazione, di coordinazione e di propulsione per l’analisi, un mezzo di sviluppo personale e collettivo. Creiamo ora i nostri propri meccanismi politici, senza burocrazia, le nostre proprie assemblee senza pettegolezzi, le nostre proprie organizzazioni senza ranghi… Conserviamo le nostre proprie infrastrutture per la rivolta armata contro il dominio dell’autorità.

5. I 5 punti per una tendenza anarchica autonoma e offensiva.

L’anarco-nichilismo, l’anarco-individualismo e, in generale, le eresie anarchiche più offensive, non sono “incidenti” nella storia dell’anarchia, ma al contrario ne sono la parte più stimolante. Queste tendenze possono adesso formare un movimento politico autonomo.

Un movimento che non cerca la completa unità di vedute nella verità del vangelo teorico e negli statuti della chiarezza ideologica. Un movimento che non ricatti per ottenere la totale condivisione dei suoi punti di vista, ma che riconosce l’affinità politica dei gruppi che partecipano e si incontrano in cinque caratteristiche basilari.

Prima di tutto siamo anarchici, indipendentemente dalla nostra particolare denominazione (nichilisti, insurrezionalisti, individualisti, etc.). Come anarchici non rifiutiamo di riconoscere soltanto lo Stato e l’autorità, ma neanche alcun comitato centrale della “rivoluzione”, alcun esperto ideologo, né alcuna relazione gerarchica al nostro interno. Ci organizziamo su base informale e nel coordinamento di gruppi ed individui con affinità politica.

In secondo luogo, la polemica contro lo Stato e l’autorità non tralascia la complicità sociale del silenzio, dell’apatia e della sottomissione. Attacchiamo con azioni contro lo Stato, i suoi rappresentanti e le sue strutture, ma allo stesso tempo vogliamo infrangere le relazioni sociali che li rendono accettabili e che a volte riproducono l’autorità nella vita quotidiana.

In terzo luogo, appoggiamo la Federazione Anarchica Internazionale. Desideriamo che le nostre ostilità all’interno degli Stati nei quali viviamo si connettano a livello internazionale come momenti di una guerra anarchica globale. Stiamo scambiando idee, stiamo condividendo esperienze, stiamo creando relazioni di solidarietà e vogliamo costruire una federazione anarchica internazionale in cui i frammenti di una esplosione a Santiago del Cile arrivino fino ad Atene e si moltiplichino…

Quarto, noi non ci diamo per vinti con i nostri compagni arrestati. La nostra solidarietà offensiva é la vendetta per la loro prigionia. Questo non significa identificarci nella loro visione. I prigionieri non sono idoli sacri nè simboli della lotta, ma sono coloro che vangono a mancare al nostro fianco… La coerenza di tutti quei compagni prigionieri che restano irriducibili nelle carceri e che non vacillano é una prova che la lotta vale la pena…

Infine, promuoviamo la diversità nell’agire anarchico. Siamo capaci di creare i nostri propri squat, le nostre proprie istanze politiche, assemblee, gruppi, i nostri progetti editoriali, i nostri mezzi di informazione. Senza dubbio, poiché spesso l’invocazione di diversità si trasformo in una scusa per emarginare le pratiche anarchiche armate, dobbiamo mettere in chiaro che la diversità non si produce da sola. Gli squat, i manifesti, gli eventi, il materiale stampato, i mezzi di informazione asserragliati sulla linea della perseveranza dei propri progetti si stanno trasformando in isole di presunta libertà senza minacciare l’autorità. La diverità autentica della lotta deve essenzialmente appoggiare e promuovere il confronto armato con il sistema. É l’incontro del movimento con il campo insorgente. É il rituale del passaggio dalla teoria all’azione, dal rischioso all’organizzato, dal fortuito al pianificato.

É la propaganda col fatto.

Questi cinque punti chiave (alcuni sono stati esposti precedentemente in testi della Cospirazione delle Cellule di Fuoco e della FAI – vedere “Fuoco e Polvere”) sono gli elementi di una proposta aperta a tutti gli interessati a partecipare, ad arricchirla, a criticarla, a metterla in atto.

In nessun caso si tratta di un recinto ideologico, ma di un’occasione per la discussione pratica. La consapevolezza é nel nucleo della proposta per la formazione di uno spazio autonomo delle tendenze anarchiche eretiche.

Il primo progetto collettivo nel quale la consapevolezza viene realmente messa alla prova, é un gruppo anarchico. Nell’ottica di stimolare questa discussione, nei prossimi mesi pubblicheremo una serie di testi personali di alcuni compagni prigionieri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco (Olga Economidou, Georgios Polidoro, Christos e Gerasimos Tsakalos).

Le esperienze, inquietudini e la prospettiva del progetto di un gruppo anarchico attraverso la narrazione personale non sono istruzioni per la pratica armata, ma senza dubbio possono contribuire al dibattito sulla guerriglia urbana e il suo sviluppo.
Allo stesso modo, l’esperienza non può essere trasferita. É per questo che la scommessa é quella di passare dalla teoria all’azione.

Come inizio di questa discussione divulgheremo tra pochi giorni l’opuscolo del compagno della Cospirazione delle Cellule di Fuoco Gerasimos Tsakalos “Individualità e gruppi anarchici” che stamperemo presto…
Dalla lettura… alla complicità…

Cospirazione delle Cellule di Fuoco – Cellula di Guerriglia Urbana
Federazione Anarchica Informale – F.A.I.