Buona sera compagni.

Sono contento di essere qua con voi, a questa iniziativa che si svolge in un periodo particolarmente difficile, soprattutto per i detenuti politici, colpiti dalla repressione. E’ stato detto molte volte, ma vale dirlo ancora una volta, che iniziative simili rappresentano dei momenti bellissimi per i detenuti, perché sentono che almeno per qualche ora sono collegati con i propri compagni oltre le mura, in una vibrante conversazione che rompe l’isolamento imposto dallo Stato. Per questo voglio ringraziare tutti i compagni che hanno contribuito alla realizzazione di questa iniziativa. Voglio anche inviare la mia solidarietà agli arrestati di Distomo (1).

Per me, dato che la situazione è cambiata (2), la questione principale di questa iniziativa non sarà un discorso centrato solo sullo sciopero della fame. Che sia anche questo, ma adesso, mentre parliamo, ci sono i detenuti politici che vivono nell’isolamento e subiscono la violenza psicologica della detenzione speciale, quindi per me questo sarebbe un insulto a questi compagni, perché è nostro dovere sostenerli con tutti i mezzi, e questo dovrebbe essere la sfida per tutti coloro che si inseriscono nella lotta multiforme che stiamo cercando di creare. Ciò che è importante che esca dall’odierna conversazione tra di noi, è quello di riuscire a creare un campo di scambio di esperienze e prospettive, che non alimenterà un altro confronto interno, ma promuoverà la lotta stessa, una lotta che cercherà e troverà i modi per erigere le barricate contro l’attacco repressivo, e portare il fuoco dietro le linee del nemico.

Sarebbe sicuramente molto più piacevole per tutti noi se l’iniziativa di oggi si svolgesse durante un periodo relativamente neutrale, diciamo un “tempo morto” nei termini di attività del movimento, quando si avrebbe la comodità di fare una valutazione critica, quello che cerchiamo di fare oggi, senza pensare ad altro. Ma purtroppo non ci possiamo concedere questo lusso, un lusso a disposizione dello Stato, che si ripiega velocemente e nello stesso tempo velocemente trasforma la sua retorica politica, come lo ha fatto in questa fase.

Il governo, a prescindere dal punto di vista che alcuni compagni possono avere, sapeva che dopo lo sciopero della fame era stato esposto, in termini politici, ad un pubblico di estrema destra, che flirta con esso, e ha voluto dimostrare la sua volontà di ferro e fermezza, colpendo i propri avversari nel carcere, cioè i detenuti politici. Per questo motivo la sua campagna elettorale è basata su un programma politico di estrema destra, identico a quello di Alba Dorata, che si riferisce alla repressione dei prigionieri politici, alla campagna contro gli immigrati e all’attacco contro ogni espressione radicale di resistenza.

A questo punto aprirò una grande parentesi, per affrontare le questioni iniziali, sollevate dai compagni che hanno organizzato l’iniziativa di oggi. Sto parlando di una parentesi perché penso, come dissi prima, che per tutti non qua la domanda è come reagiremo, come risponderemo alla repressione, e contemporaneamente espanderemo il contesto di lotta.

Inizierò dicendo un paio di cose sull’atteggiamento dello Stato durante lo sciopero della fame, che ho descritto brevemente nel comunicato che ho reso pubblico oggi. Esso è passato attraverso quattro fasi, dall’indifferenza all’arroganza, poi ad un atteggiamento maschilista e infine di panico. Penso che questo particolare sciopero della fame ha aperto una breccia riguardo alle carceri di massima sicurezza (tipo C), un fatto che forse è successo solo a livello individuale ai resto dei compagni che hanno sperimentato lo sciopero della fame. Dobbiamo ricordare solo questo, nulla di più, nulla di meno. Immagino che tutti voi avete di fronte il testo che spiega le mie opinioni su questo argomento e sulle questioni centrali di questa iniziativa.

Ma vorrei parlare di una parte specifica dello sciopero della fame, che riguarda la sua pubblicità. E’ stata forse una delle poche volte quando un sciopero della fame è diventato una questione politica centrale per il regime, ricevendo molta notorietà. E’ logico quindi, quando una tale questione appare nelle notizie, tutte le parti della scena del sistema coinvolte prenderanno una posizione per servire i propri interessi politici e i propri fini politici. Indifferentemente, se parliamo dei partiti politici o elementi del sistema e “anti-sistema”, come giornalisti, intellettuali, professori, attori, sindacalisti e istituzioni sociali, ognuno esprime la propria opinione. Quando questo succede pubblicamente è naturale che il contesto di lotta viene alterato. Lo spettacolo possiede questa abilità di modellare i significati e presentarli al modo proprio, ma questo è il motivo per cui esistiamo noi con i nostri testi, con i nostri progetti di contro-informazione, i nostri interventi nelle stazioni radio e TV, e imprimiamo il nostro marchio, cercando di creare dei brevi intoppi nell’incessante flusso di informazioni sulla televisione democratica. Menzionerò un esempio rilevante, per chiarire la situazione nel miglior modo che posso, quando un gruppo rivoluzionario compie un attacco armato, o quando per esempio ci sono grandi scontri per le vie della città, non succede la stessa cosa? Il contesto della lotta non viene alterato nello stesso modo? E qualcuno ci critica per il fatto che abbiamo preso le strade? No, e questo è ciò che è accaduto in questa occasione, e con le caratteristiche che tutti conosciamo.

Spostiamoci adesso sul tema della mia attività personale durante lo sciopero della fame. Per prima cosa voglio dire che ho letto due tipi di critiche, alcune di queste erano notevoli ed esprimevano delle preoccupazioni consistenti, e meritano di essere prese in considerazione; e critiche di persone che io letteralmente ritengo delle vipere politiche e che conducono una guerra regolare contro di me, con ironia ed insulti, usando la mia famiglia e l’avvocato. A tutto questo pattume, come la vedo io, che fanno tutto questo per ricevere un po’ di attenzione e ricordarci che esistono, non ho nulla da rispondere; sarebbe come rispondere ad una critica fatta da Eleni Louka (3); questo è la loro qualità, dirò solo che la vita è una ruota, che gira per tutti noi.

Agli altri invece, a tutti coloro che credono che il senso della critica sta nel tentativo dialettico di analizzare i possibili errori, carenze ed omissioni, per creare quei bagagli politici che agiranno per promuovere la lotta in sé, darò alcune risposte. Iniziando con l’auto-critica, prima di tutto, riconosco come un’omissione il fatto che i compagni fuori dal carcere sono stati informati solo poco tempo prima dell’inizio dello sciopero di fame; se ciò fosse stato reso noto prima avrebbe potuto portare ad una strategia d’azione con dei risultati anche migliori.

Inoltre, un altro problema era la mancanza di comunicazione effettiva con i compagni fuori dal carcere nel periodo quando mi trovavo in ospedale, ma posso dire che le condizioni di detenzione nell’ospedale erano soffocanti, le visite erano concesse solo ai miei genitori e all’avvocato, con durata limitata, e in generale era una situazione particolarmente difficile se si tiene conte del fatto che non ero al mio meglio a causa dello sciopero. Ora, per quanto riguarda mio padre, non entrerò in un processo conflittuale in pubblico con una persona amata, lui oggi si trova qua e così ognuno può chiedergli quello che vuole.

Infine, per quanto riguarda l’avvocato, come ognuno può capire, quando affronti una specie di guerra di comunicazione e quando hai la possibilità di rispondere comunicando, è bene farlo. Non importa se quello che lui dice sia vero o meno, in entrambi casi parliamo di istantanee impressioni virtuali. Io penso che quello che è stato fatto, è stato fatto bene. Voglio anche dire che Frangiskos non è solamente il mio avvocato, ma una persona con cui sono in ottimi rapporti personali, e che mi ha sostenuto più di molti altri. Per quanto riguarda le caratterizzazioni che molti gli hanno attribuito, consiglio a loro di volgere la propria attenzione agli avvocati “ufficiali” dell’ambiente anarchico, e poi di parlare. Non dirò più di quello che devo, perché, come ho detto, non intendo creare un altro conflitto interno.

Vediamo ora di dire alcune cose sui trasferimenti carcerari (dei detenuti al carcere di tipo C a Domokos), che non dovrebbero essere visti come separati dalle attuali condizioni sociali e politiche, che illustrano il fatto che lo Stato greco si trova nel periodo elettorale, che determinerà il modello amministrativo del capitalismo greco. La cosiddetta dottrina della “tolleranza zero” viene applicata come strategia di base del governo.

A mio parere, un possibile governo di SYRIZA, tenendo conto che la sua vita sarà breve, dovrebbe servire da sfida per le persone in lotta. Con l’azione, che sarà quella che non chiamiamo “provocazione anarchica” contro la retorica di sinistra di SYRIZA, dobbiamo costringerli a rivelare il loro vero volto, che è quello del capitalismo, che non può essere né umanizzato né corretto, ma unicamente distrutto con una continua lotta, con tutti i mezzi.

Questo è tutto quello che volevo dire, compagni. Vi auguro a tutti buona fortuna e forza, perché sembra che ne avremo bisogno.

Note:

1. Il compagno si riferisce all’arresto degli antifascisti, membri del collettivo Distomo, durante un intervento con i manifesti nel centro di Atene, dopo un attacco contro gli uffici dell’Alba Dorata in via Larissis. L’incidente è accaduto qualche giorno prima dell’iniziativa di solidarietà.

2. Sul trasferimento dei detenuti:

3. Eleni Louka è una religiosa che interviene in dirette televisive con lezioni di fanatismo cristiano. Qua è utilizzata come simbolo del ridicolo.

 

Traduzione: RadioAzione [Croazia] 

Fonte: interarma.info