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La bellicosità della dignità

 

“E un giorno ti dirò quanto ti ho amato, ma dovrai incontrarmi  di  persona. Come un boia … ho annaffiato le rose della compassione mentre dormivano, io, un uomo malato  di convinzioni, un genio della sofferenza (colpito  alla testa per un periodo più bello) e,  forse, le nostre lacrime vanno oltre i nostri sogni.

Al calar della notte, ho dovuto riconquistare la mia innocenza  perché  le stelle arrivassero in tempo.

E  siamo soliti  uccidere il presente con la  paura o i rimorsi, ma ancora di più  con i sogni “

Tasos Livaditis

Lo scopo di questo testo  è quello di costruire ponti di comunicazione con tutti i  compagni che mantengono vivo l’impegno per la  distruzione, per dare vita ai miei pensieri e riflessioni che  attraverso queste frasi viaggiano e si incontrano con quanti credono, come credo io, che solo attraverso una lotta costante possiamo riappropriarci delle nostre vite, alle nostre condizioni. Una lotta costante  che si manifesta in mille modi diversi che si indirizzano tutti ad un obiettivo.

Con grida di rabbia e scontri durante le manifestazioni, con la matita e la carta su cui registrare i pensieri pericolosi,con colloqui e confronti con cui si costruiscono relazioni  durature  tra compagni, con le armi, le bombe e le fiamme che  sono rappresaglia contro un mondo intero che vorrebbe gettarci  nel vuoto.

Un viaggio disperato verso la libertà, accompagnato dall’ostinazione e dalla “follia” di tutti coloro che hanno deciso  di arrischiarsi e camminare contro i pronostici, lottando  contro il proprio destino. In questo viaggio, l’individualità è il nucleo attorno al quale si costruisce  la  lotta  liberatrice. L’individualità, essendo il fondamento spirituale  su cui si stanno rendendo collettivi gli  spiriti sovversivi, deve respingere la logica di autorità e lasciarsi condurre dalla tempesta   dei grandi  cambiamenti interni che si manifestano evolvendosi  in pratica.

Sapendo che  siamo  contaminati dalle scorie di  un mondo malato, i conflitti interni- in cui entriamo durante il movimento frenetico della nostra vita- sono  le nostre battaglie  contro l’alienazione quotidiana  in cui ci troviamo  vivendo  in ambienti ostili. L’avversione alle convenzioni che siamo costretti ad accettare per sopravvivere, il pensare  ai vicoli ciechi in agguato lì, la guerra contro la  paura, la dura supposizione che la gente in lotta dopo tutto, non è così ” pura ” come si vorrebbe presentare.

Perché  gli anarchici non sono soldati che si sacrificano per un obiettivo né custodi di una presunta verità soggettiva ma imposta come oggettiva. Lungi da me tutto questo  marketing rivoluzionario e il profilo del più duro, del più “cattivo”, di chi  è più rivoluzionario.

“Alcuni commenti sulle nuove accuse …’’

Qualche tempo fa ho ricevuto un mandato di comparizione davanti agli inquisitori Mokkas e Nikolopoulos per  rispondere alle accuse su di un nuovo caso, tutto ciò che sulla base dei risultati delle perquisizioni delle case effettuate dalla polizia dopo il  nostro arresto.

Questo caso  ha a che fare con la nostra partecipazione in attacchi incendiari e rapine in banca, basandosi sia su prove del DNA apparentemente “identificato” che su  supposti riconoscimenti  da parte di  dipendenti della banca .

Nel mio caso, non mi è stata addebitata nessuna  delle rapine in banca ma solo attacchi incendiari  realizzati da FAI / Fuochi all’ orizzonte, FAI / Brigata “Fuoco alle carceri”,  Ombre in fiamme e Minoranza combattiva.

Allo stesso tempo, per  una mia  impronta digitale trovata  su di  una bottiglia di birra trovata nella casa di Halandri,  dove si  stanno  realizzando  ulteriori procedimenti penali, è stato montato un nuovo atto d’accusa contro di me e si è ordinata, per la quarta volta (*), la detenzione (perché non avevo presenziato all’ interrogatorio davanti  ai giudici ), questa volta per tre attentati dinamitardi del CCF (Katseli, Hinofotis e al  Ministero di Macedonia e Tracia).

Lo stato greco negli ultimi anni ha lanciato una nuova tattica di repressione contro i prigionieri anarchici. Dividendo in pezzi rispettivi casi, ha continuato a scrivere ogni volta  nuovi atti d’ accusa al fine di garantire condanne  più lunghe e generalmente  più condanne possibili per ciascun caso e per estendere il tempo massimo del nostro soggiorno in carcere. Proprio ora, in questo momento, ci tengono rinchiusi con triple, quadruple e anche sestupli ordini di custodia cautelare. Così da un lato è applicata una prigionia preventiva di molti anni senza essere stato condannato al processo,  superando  gli ostacoli giuridici del recente passato, e dall’altro lato è disposta ad annientarci  legalmente con decine di anni di reclusione per ciascuno di questi casi.

Per quanto riguarda proprio questo fatto, cioè per quanto riguarda l’inasprimento della repressione legale è particolarmente importante sottolineare le nostre pratiche anti-giuridiche per evitare la trappola di implorare i nostri diritti ei nostri obblighi legali verso lo Stato.

Come accade con ogni azione anarchica, anche  in questo caso il valore della scelta va a  scontrarsi con delle conseguenze, aprendo crepe anti-istituzionali nella macchina sociale. Con la notevole eccezione dei casi in cui emergano opportunità immediate di liberazione e dove la strategia di inganno diretto del nemico superino  la sconfitta politica di un disfattismo politico che data da molti anni.

Lo stato vede che nonostante la nostra prigionia non siamo disposti  ad alzare una bandiera bianca o ammorbidire le nostre intenzioni e invece continuiamo a sostenere e promulgare l’attacco violento contro lo Stato, dentro e fuori le mura, senza un pizzico di pentimento. Pertanto, data questa nostra decisione, lo Stato continua il suo attacco repressivo modificando i suoi  strumenti. Catturati dalle unità anti-terrorismo o dagli sbirri, continui procedimenti penali in corso sulla base delle legge anti-terrorismo, le migliaia di pagine di informative, i tribunali speciali e presto le condizioni di carcerazione speciale. Dalla repressione poliziesca alla repressione legale  avanzata.

La repressione dello Stato, cioè la sua decisione di diffondere la paura in ogni modo possibile, guadagna terreno solo quando si trova di fronte l’apatia e la rassegnazione. Queste sono le opzioni dei codardi e degli stupidi affiliati al complesso autoritario per essere premiati.

E per questo la società capitalista si nutre di valori sanguinari  di persone incompetenti, avidi e ipocriti annegati  nella confusione e individualizzazione proprie  del mondo moderno.

E proprio a questo noi contrapponiamo l’intensificazione della lotta attraverso cui nascono emozioni  libere e rapporti umani  liberi (quanto più possibile) dalla cultura dominante.

Così credo che benché  prigionieri non dobbiamo smettere di produrre un discorso anarchico che sia  combattivo. Dobbiamo dimostrare il nostro disprezzo alle parodie giudiziarie, comunicare  i nostri pensieri promuovendo la  solidarietà  anarchica che i compagni mostrano  fuori le mura. La repressione vincerà solo se rinunciamo alla battaglia contro tutto questo complesso autoritario.

Inoltre, se stiamo  cercando il  modo per allontanarci  con  discrezione dalla guerra al Potere, se volevamo ottenere qualcosa, l’unica certezza è che lo Stato, nel suo desiderio di “correggerci” volentieri  ci darà  questa opportunità. Tutto quello che otterremo sarà un modo per fuggire dal campo di battaglia di turno. E per questo  bisognacontinuare senza stanchezza  la lotta contro il sistema sociale.

Al di là delle conclusioni politiche che ognuno può avere, l’unica certezza è che quei compagni che desiderano partecipare attivamente alla lotta anarchica, dovrebbero studiare gli errori ed essere un passo avanti del nemico, studiando le proprie mosse  con molta attenzione  e pazienza. Per evitare mosse avventate, senza che questo porti all’ inattività. Perché quelli che  si trovano intrappolati nel ventre del Leviatano e desiderano rimanere fermi nei loro valori, devono fargli sputare sangue per obbligarli ad aprire la bocca. Quello che è certo è che l’era della tolleranza dello Stato è finita.

Rivendicazione di responsabilità – Parlando con i fatti …

Tornando al tema specifico del testo, relativamente ai nuovi procedimenti e alla citazione. La mia posizione di fronte ai  giudici era, è e sarà la  stessa, identica. Mi rifiuto di dialogare con la  mafia giudiziaria, mi rifiuto di fare apologie  davanti ai  miei aguzzini. La posizione è di sputare dritto in faccia all’ autorità ,ai  loro costumi e insistere  sul fatto che la lotta continua anche  dalle catene della prigionia.

La loro  repressione si infrangerà sempre nell’ ostacolo delle nostre coscienze ribelli, la nostra insurrezione vincerà  la paura, il caos e l’anarchia sono inevitabili.

Mi assumo la responsabilità politica per la mia partecipazione ai gruppi anarchici incendiari FAI / Fuochi all’ orizzonte, FAI / Brigata “Fuoco alle carceri” e Minoranza combattiva. Obiettivo di questi gruppi anarchici, in concreto, è stato quello di contribuire alla diffusione della violenza rivoluzionaria e dimostrare che si possono compiere azioni anche con i mezzi più semplici e accessibili a tutti. Tutto ciò che serve è la volontà e il desiderio di attaccare quelli che ci opprimono.

L’assunzione di responsabilità è un modo per me di continuare a parlare con gli atti anche dalle catene della schiavitù, per difendere l’azione anarchica incendiaria come parte  integrante della lotta multiforme, di ridare vita ai testi che sono stati scritti in luoghi che l’ordine stabilito stava  cercando di trovare, testi che sono stati accompagnati da tanti bei progetti e speranze. Testi che portano dentro di sé una parte di me, parte del mio viaggio nella clandestinità  anarchica  e penso che meritano  che li difenda politicamente in questa situazione. A parte questo, la scelta  di assumersi  la  responsabilità ha obiettivi politici certi di particolare importanza.

In linea di principio, mira a sollevare un muro di protezione attorno alle persone care e impedire l’espansione dell’azione penale vendicativa, sulla partecipazione ai gruppi suddetti con il pretesto che il caso rimane irrisolto, che in qualche misura già è passato, dal momento che molti dei miei compagni  sono accusati di coinvolgimento in questi gruppi.

Pertanto, al di là della responsabilità politica per la mia partecipazione  assumo anche  la responsabilità penale di questi attacchi incendiari che hanno costituito la base di questa accusa in particolare: la  stazione di polizia municipale (Guardia Urbana) a Kypseli, la società di investimento Trastor e la residenza dell’ex ministro dell’Economia e della Difesa Nazionale Giannos Papantoniou.

Un semplice studio degli indizi  contenuti negli atti d’accusa indicano che le azioni specifiche siano state effettuate da una persona.

Tanto  i video e quanto le testimonianze di tutti i testimoni in ciascuno dei casi si riferiscono ad una sola persona che ero io, e questo dimostra le mie affermazioni. Quindi ribadisco la mia responsabilità di questi attacchi e sottolineo che non ho partecipato all’ incendio dei depositi di autobus né agli attacchi incendiari realizzati da Ombre in fiamme.

La ragione per cui prendo posizione  pubblicamente su questo perché credo sia importante sottolineare come la polizia usi  i nuovi sistemi  repressivi, attraverso il DNA, per  coinvolgere i compagni, sia  prigionieri che no, creando un’industria su  tutti i procedimenti basati sulla pseudoscientifica  oggettività  del  DNA . Ovviamente la mia smentita pubblica non ha nulla a che fare con l’evitare la responsabilità penale, visto che lo faccio contemporaneamente all’assunzione di responsabilità di altri attacchi contro il Dominio.

Il mio obiettivo è quello di creare un lascito pulito, è quello di mostrare come le guardie  stiano  piantando le loro magiche  sementi per  reprimere gli  anarchici ,alla polizia è sufficiente conoscere la loro identità per farne un bersaglio. Ne sono esempi importanti Tasos Theofilou e Babis Tsilianidis, ma anche l’accusa contro il fuggitivo Niko sMaziotis per un esproprio ad una banca.

Infine, rispondendo in anticipo alle possibili critiche di coloro che sono in disaccordo con l’atto di assumersi la responsabilità perché credono che facciamo il gioco delle guardie quando entriamo nel meccanismo di rispondere a ciascuna delle accuse, devo dire che una delle ragioni  per cui lo  faccio è veramente  per colpire quelle vere e proprie montature giudiziarie, assumendomi  nello stesso tempo la responsabilità per le azioni relative a me e che io sono disposto a difendere.

“Sulle azioni che sono state fatte …”

L’azione della FAI / Fuochi all’ orizzonte  è iniziata con il sabotaggio delle linee di tram in solidarietà con gli scioperi della fame allora in corso  nelle carceri ed è continuata con  attacchi incendiari contro obiettivi statali e capitalisti, sempre in solidarietà con i prigionieri anarchici. (1-nota trad)

L’azione del FAI / Brigata “Fuoco alle carceri” ha a che fare con il tentativo di incendio di una società di investimenti, che è stato fatto in risposta all’isolamento imposto alla anarchico Sokratis Tsifkas per il  suo rifiuto di collaborare con le guardie durante la perquisizione corporale nel carcere di Diavata.

L’azione della Minoranza Combattiva era diretta esclusivamente contro la proprietà privata dei nemici della libertà. Il mio obiettivo era quello di dimostrare che il nemico non è solo nelle rappresentazioni del  dominio, ma ha anche nome e indirizzo. Colpendo  le persone che per  le decisioni prese si trovano sul versante della controrivoluzione  e evidenziando come con mezzi semplici ed accessibili si  può  restituire nei loro ambienti un pezzo del terrore che noi  riceviamo da lì. La Minoranza Combattiva  aveva preso di mira case e veicoli dei politici (Maria Kaltsa, GiannosPapantoniou), e-in collaborazione con i compagni del  Circolo dei Delinquenti-giornalisti (IkonomeasGiorgosPetrosKarsiotis, AdonisLiaros, ChristosConstas, AdonisSkilakos ) e un fascista che ha partecipato al pogrom contro gli immigrati. Il fuoco che si è acceso è sempre stato complice di tutti i prigionieri anarchici cercando di sciogliere il ghiaccio della galera  e scaldare i loro cuori.

E’ logico che i comunicati di  questi attacchi riflettano anche una parte delle mie percezioni e del mio viaggio verso nuovi sentieri  di pensiero sovversivo. Credo che l’azione di questi gruppi specificamente incendiari abbia  contribuito alla marcia inarrestabile dell’insurrezione anarchica. Gli attacchi incendiari sono parte integrante della lotta, in quanto sono facili da fare per i giovani compagni, mantengono acceso il fuoco dell’ ostilità bellica e contribuiscono  alla diffusione della violenza anarchica. Contribuiscono con il loro granello di sabbia  a consolidare la guerriglia urbana anarchica e causare turbolenze al  buon funzionamento del sistema.

Naturalmente gli  incendi devono avere una affinità politica con tutti gli altri aspetti della violenza anarchica (bombe, omicidi politici, scontri violenti di  massa, assalti ed incursioni ), per creare un fronte unico di azione, incontrollabile e pericoloso che l’unico limite che si ponga non sia  altro che la totale distruzione di ciò che esiste.

La mia ribellione contro il  crimine permanente che la  civiltà dominante commette contro le nostre vite, non è stato avviato o limitato dall’attività di questi gruppi incendiari. La stagnazione è condannata a morire in un mondo di velocità. Evoluzione significa pensiero critico, sganciamento ideologico da tutti i dogmi , azione continua, sperimentazione, creazione e distruzione.

L’unico compromesso attorno al quale la decisione finale avviene non è altro che la lotta per la rivoluzione anarchica fino al sorgere della nostra era, fino alla fine.

Ponendo fine alla  parte relativa alla mia  assunzione di responsabilità, è anche importante ricordare l’errore che ho fatto. Ho lasciato la mia memoria USB nella casa in cui vivevo, invece di distruggerla  a tempo debito. L’ho fatto credendo, ingenuamente, che il “male” non  sarebbe venuto  così all’improvviso e in realtà rimandando a  domani quello che si potrebbe fare subito.

Questa è la mia posizione sulla nuova tornata di procedimenti penali contro di noi. ” Le lotte di liberazione sono strade diverse che convergono in una lotta. Un incendio di sensazioni  calde  bruciano  nello stomaco. Nella mobilità compulsiva di  questo tempo che corre  ad alta velocità, le maglie della repressione oppressione sono inesorabilmente sempre più fitte … ma le loro armi, i loro sacerdoti, sono solo nella paura … “(Adriano Antonacci, “Riflessioni sparse sul presente … sul sentiero di guerra. “)

Finendo questo testo vorrei ragionare su  alcune cose sulla situazione attuale. Sto cercando le parole per descrivere con precisione le caratteristiche principali di questa mostruosità. Il controllo sociale totalitario sui corpi e sulle menti, la crisi economica, la peste tecno-scientifica, gli  interventi militari e polizieschi, i conflitti tra i vari interessi geopolitici, gli incidenti  diplomatici, il  malcontento diffuso, la brutale violenza, la confusione diffusa ed il  disorientamento di massa.

Siamo ad un punto cruciale di sviluppo storico, sono state pubblicate molte analisi sulle forme in cui lo Stato si ristruttura  e si fortifica a tutti i livelli, così come sulla  tendenza del capitalismo ad espandere la sua militarizzazione di là di terreno sfruttato  del Terzo Mondo, sino  all’interno della metropoli, rispondendo così alla instabilità politica che si diffonde rapidamente.

Al di là delle diverse parole e divergenza di alcune riflessioni, vi è una convergenza di concetti sulle criticità del nostro tempo. Il problema è che non siamo ancora in grado di raggiungere l’altezza delle circostanze e delle sfide di oggi e siamo rimasti bloccati in  credenze che alimentano il ciclo di inerzia e introversione.

Personalmente, penso che sia necessario organizzarci  attraverso la creazione di reti e  fronti  d’ azione coordinati sulla base di accordi politici minimi. Incoraggiare varie campagne di azione multiforme contro le punte di lancia della tirannia moderna e rispondere agli attacchi repressivi nelle forme che meritano. Abolendo la burocrazia dell’organizzazione centrale, armiamo le nostre iniziative e ci uniamo o creiamo diversi fronti  di azione dove  lo riteniamo necessario. Sia che si tratti di temi di attualità immediata (ad esempio le carceri di tipo C), sia di argomenti che riguardano la lotta anarchica in senso più ampio (ad esempio l’antifascismo).

Nel tentativo di rompere il ciclo di auto-referenzialità  si deve cercare di collegare tutti i fuochi accesi contro la civilizzazione, dalle  manifestazioni combattive, le assemblee, gli scontri agli attacchi a mano armata, in un tentativo rivoluzionario di estendere l’ anarchia combattiva. Perché sono più le cose che ci uniscono che quello che ci divide e  a partire dal momento in cui il nostro obiettivo non è altro che l’attacco frontale al sistema, tutti gli sforzi che si fanno, a prescindere dalla tendenza  politica, dovrebbe essere collegati  dalla visione della libertà totale.

Naturalmente, questo non invalida  la nostra critica dei fatti, conferma semplicemente che quando la critica si combina con interventi dinamici diventa più efficace, perché mira alla diffusione del pensiero rivoluzionario per coloro che deviano dalle dottrine prevalenti e sono alla ricerca di modi per scontrarsi conl’esistente.

La prospettiva di collegare i nostri desideri  sta nelle unioni tra individualità libere che si rendono collettive  percorrendo insieme  le strade caotiche della  distruzione creativa.

In questo sforzo ci si deve scontrare politicamente con le reazioni isteriche dell’ala riformista del movimento anarchico, che è pronta a firmare patti di lealtà allo  Stato, ricalcando  la competizione politica con quegli argomenti che, dopo ogni azione rivoluzionaria armata, i partiti parlamentari cercano per emettere  condanne. Abbiamo visto come gli atenei “anarchici” scrivono  frasi come “terroristi e assassini”, che riproducono  il linguaggio e gli argomenti del Dominio. Come si è visto, non solo il Dominio rimane terrorizzato. Lo è anche l’ala riformista del movimento anarchico temendo che forse i poliziotti assaltino i loro localini. Sembra che tutti questi  preferiscano il ruolo della vittima eterna, vale a dire un masochismo politico che si eccita  a mostrare  foto di volti tumefatti e corpi pugnalati dagli attacchi fascisti e dalla polizia. Per finire, lotta multiforme significa lottare con tutti i mezzi. Niente di più, niente di meno. Coloro che sono commossi dalle migliaia di suicidi vittime della guerra economica in tempo di “pace”, per i migranti che annegano alle frontiere marittime,per i corpi  smembrati  nelle  guerre espansioniste delle superpotenze capitaliste, per gli animali scuoiati vivono dalle industrie multinazionali, per la violenza omicida della polizia, per tutto ciò che sta accadendo in questo sistema, eppure si scandalizzano per i cadaveri di due fasci, il problema è loro. La rivoluzione è una guerra costante per una vita senza la schiavitù, una guerra che, nonostante l’eventuale ritirata temporanea, non smette mai di combattere e di lasciare aperte le possibilità per le nostre scorribande, piccole e grandi. Non ècon piacevoli passeggiate o con discussioni filosofiche sotto l’influenza dell’ alcool che prenderemo per  il collo quell’ invisibile  fantasma chiamato società capitalista. Inoltre, ci sono già troppi apprendisti stregoni  dell’inganno politico, tra i più abili ed ossequiati.

Inoltre, quanto sopra mira a dimostrare che il  bipolarismo tra nuova  e vecchia anarchia è falso e l’unico vero ed attuale dilemma è: con i ribelli che lottano o con  i politicanti della capitolazione.

Pertanto, l’anarchia combattiva si distacca da questa degenerazione e semina rabbia in ogni angolo del mondo. La rabbia espressa dalle voci determinate  in una manifestazione solidale, con il fuoco che brucia i templi del denaro e i  simboli della ricchezza, con attacchi individuali ai funzionari governativi e ai loro cani in uniforme, con le macerie lasciate da un artefatto esplosivo che esplode nello stato maggiore dell’ordine stabilito.

Tutti insieme, liberi, fuggitivi e prigionieri continuiamo la nostra lotta per la distruzione della società capitalistica.

Segni di solidarietà, di ribellione e di amore:

• A tutti i compagni  ed  amici della Rete dei prigionieri in lotta

• Agli anarchici italiani in vista della settimana di solidarietà internazionale (16-24 maggio)

• Al combattente anarchico Claudio Lavazza, Monica Caballero e Francisco Solar

• Ai compagni del caso Security e aTamara Sol

• Al sabotatore mai pentito Marco Camenisch

• Ad ogni prigioniero anarchico in tutti gli angoli del mondo che inavvertitamente  ho dimenticato di citare

Con i miei pensieri vicino a  tutti gli anarchici ricercati e perseguiti

Forza  a coloro che armano la loro negazione del sistema

Onore  sempre  a Sebastian Oversluijcaduto in battaglia durante una rapina in banca

Onore sempre a tutti i caduti della guerra rivoluzionaria

Viva l’anarchia!!

Postscriptum  “Quello che non ho è una camicia bianca. Quello che non ho è un segreto in banca. Quello che non ho sono le tue pistole per conquistarmi il cielo, per guadagnarmi il sole. Quello che non  ho è di farla franca . Quello che non ho è quello che mi manca. Quello che non ho sono le tue parole, per guadagnarmi il cielo per conquistare il sole. Quello che non ho è un orologio avanti, per correre più in fretta e avervi più distanti. Quello che non ho è un treno arrugginito che mi riporti indietro dove sono partito. Quello che non ho sono i tuoi denti d’oro. Quello che non ho è un pranzo di lavoro. Quello che non ho è la prateria per correre più forte della malinconia. Quello che non ho sono le mani in pasta. Quello che non ho è un indirizzo in tasca. Quello che non ho sei tu dalla mia parte. Quello che non ho è di fregarti a carte. Quello che non ho è una camicia bianca. Quello che non ho è di farla franca. Quello che non ho sono le sue pistole per conquistarmi il cielo, per guadagnarmi  il sole. Quello che non  ho  … “Quello che non ho…(Fabrizio de André “Quello Che non ho “)

Dedicato a Adriano Antonacci anarchico italiano che è accusato di attacchi incendiari contro la tecno-scienza e lo stupro della natura che presto verrà processato  in videoconferenza  a Maggio 2014

Nikos Romanos

Note1- Il primo ordine di custodia cautelare è per la doppia rapina a Velvedo nei pressi di Kozani. Il secondo è il caso delle abitazioni a Volos e Kallithea. La terza custodia cautelare è per incendi dolosi di legnami in case. Il quarto ordine di custodia cautelare è per i tre attentati dinamitardi effettuati dalla  CCF e per me si basa su di  una impronta digitale trovata su una bottiglia di birra nell’ appartamento di Halandri.

Nota di traduzione:

(1) Alcuni degli attacchi a cui si riferisce il compagno

Il 21 Aprile 2012: le linee tramviarie  bloccate con cemento a presa rapida  in tre diversi punti nella zona sud di Atene. L’azione è stata firmata da FAI / Fuochi  all’ orizzonte e dedicata ai prigionieri anarchici  in sciopero della fame.

Il 28 aprile 2012: FAI/Fuochi all’ orizzonte brucia tutte le auto  parcheggiate lungo un isolato del la strada Levitou nel  ricco quartiere di Kifissia ad  Atene. Dedicato ai compagni della CCF e a Theofilos Mavropoulos in sciopero della fame.

Il 13 Agosto 2012 pomeriggio: un ordigno incendiario collocato negli uffici dell’ impresa di investimento e immobiliare Trastor,  al quinto piano di un edificio nel quartiere  Panormou di Atene. Rivendicata da FAI / FRI/ Brigata Fuoco alle carceri

Il 1 ° settembre 2012: Un ordigno incendiario presso gli uffici della polizia locale a Kipseli (Atene). Firmato da FAI / Fuochi all’ orizzonte