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Quest’ultima settimana di processo ai nostri compagni è stata contrassegnata dalla campagna mediatico-poliziesca contro Juan e la sua famiglia in merito alla presunta scoperta di un piano di fuga, allargato poi a Freddy, Marcelo e ai loro solidali. Cosa che ha comportato continue perquisizioni nella cella di Juan, distruggendo non solo i suoi oggetti personali ma anche l’assurda distruzione del pavimento e delle pareti; inoltre la polizia ha perquisito le abitazioni dei solidali. Tutto ciò non è stato altro che il preludio all’ultimo atto dell’inquisizione democratica.

Il processo ai nostri compagni è durato 11 settimane e il 6 Giugno le tre signore che si prendono l’autorità di decidere del destino delle persone hanno letto il verdetto per Juan, Freddy e Marcelo. Questo rituale di sacrificio umano è andato in scena con una scenografia dantesca di sicurezza, che contemplava il contingente completo delle forze speciali l’uscita del Centro di (in)giustizia, controlli dei documenti, personale del GOPE in cerca di esplosivi, ingressi strettamente controllati, agenti con scudi e caschi in ogni torre del poste.

La disposizione del tribunale ha contemplato una nuova e infame trappola per isolare i compagni dai loro cari e solidali e provare nuovi metodi repressivi, così in aula c’erano solo i tre giudici, gli agenti della Gendarmeria, i procuratori, le parti offese, gli avvocati, i nostri compagni e uno spazio riservato alle carogne dei giornali, in un’altra sala la vedova, la figlia di Moyano e i colleghi.

I familiari sono stati costretti a stare in una torre completamente isolata e fortemente controllati dagli agenti, in una piccola sala con una televisione custodita dai carcerieri che trasmetteva in videoconferenza l’andamento dell’udienza.

Misure come queste sono già state applicate per l’assoluzione dei carcerieri responsabili del massacro durante l’incendio nel carcere di San Miguel, questo fatto non è isolato, nel Centro di Sterminio di Guantanamo i prigionieri vengono processati allo stesso modo. In Italia, la repressione ha fatto un passo in avanti, in vista del processo ai prigionieri ecoanarchici Gianluca e Adriano, queste misure di tecnocontrollo arrivano fin alle celle dei compagni e non permettono l’uscita dal carcere, così i giudici non devono avere faccia a faccia chi stanno condannando e questo impedisce il contatto fisico tra prigionieri e solidali.

In questo modo il processo, oltre ad essere un linciaggio mediatico, si trasforma in un set televisivo dove i giudici diventano registi che possono disporre, accendere e gestire le telecamere, i piani, le inquadrature e i microfini per perpetuare l’ordine che li favorisce.

Quanto accaduto nel verdetto del Caso Security è un esempio di come la repressione imita e apprende da altri territori con stati di polizia più estesi. Da una prospettiva insorta, l’internazionalismo comprende il guardare alla repressione in altri territori, conoscendone l’agire e la resistenza che i/le compagni/e sono capaci di generare. Stiamo attenti alle mosse della repressione, intendendo che il modo di pronunciare un verdetto può essere un primo passo di una serie di misure che cercano di isolare i/le compagni/e prigionieri/e e processati/e ed estendere il controllo e il dominio della società carceraria.

Da parte loro, dopo più di due mesi alla fine le tre miserabili giudici hanno deciso della vita di esseri umani, come un mero tramite amministrativo regalano a destra e a manca anni di condanna ai nostri compagni. Anche se le aspettative dell’accusa non si sono avverata in pieno, il verdetto è sufficiente per condannare a vari anni di carcere i compagni.

1) Rapina con intimidazione al Banco Santander, Augustinas: Juan assolto.
2) Rapina con intimidazione al Banco Santander, Valparaiso: condannati Juan e Marcelo; assolto Freddy.
3) Rapina con intimidazione al Banco Security, Augustinas: condannati Juan, Freddy e Marcelo.
4) Omicidio di Moyano e tentato omicidio di Abarca: condannato Juan in qualità di autore e Freddy come “partecipante”.

Dopo la lettura del verdetto sono state chiamate a deporre la vedova e la figlia di Moyano, in un misero show che cercava solo di favorire l’atmosfera televisiva e giustificare la condanna. La lettura è andata avanti trattando le attenuanti e/o aggravanti per considerare il numero di anni che il potere giudiziario vomiterà sui nostri compagni. Vale la pena considerare che Juan verrà considerato “recidivo” a causa dei precedenti a suo carico in merito alla morte di un agente durante degli scontri negli anni ’90. Freddy è l’unico incensurato ma la procura ha presentato un certificato penale dove a sorpresa Freddy risulta condannato dalla giustizia militare nel Dicembre 2009 per il suo ruolo nell’omicidio di Moyano, una sentenza fittizia e inesistente di un processo mai fatto, ma che senza dubbio è la miglior prova che i compagni erano stati condannati anche prima dell’inizio del processo. Alla fine è stata riconosciuta la “condanna irreprensibile” di Freddy e la procura ha concluso sollecitando un totale di 108 anni di carcere per i tre compagni.

Finita la lettura, familiari e solidali hanno iniziato a lanciare volantini e srotolare striscioni all’interno del tribunale. L’asfissianter controllo degli agenti non ha impedito che l’agitazione si propagasse, ci sono stati piccoli scontri coi carcerieri disposti in vari punti dell’edificio. Colpi e insulti agli agenti hanno causato il rapido arrivo di un enorme contingente di antisommossa che ha subito occupato il settore, l’assurdo dispiegamento ha incluso agenti con idranti in vista del fuoco sulle uniformi, come anche ridicoli lacrimogeni e il conosciuto arsenale di proiettili di vernice e gomma.

Dopo questo sono stati chiusi gli ingressi del tribunale, e l’insieme degli agenti è rimasto chiuso all’interno per diverse ore.

La solidarietà rivoluzionaria non si ferma alla fine di questo circo/teatro, Juan, Freddy, Marcelo e Carlos hanno affrontato a loro tempo le minacce di morte a loro carico, la clandestinità, il carcere argentino e il brutale isolamento in Cile, affrontando ora il linciaggio giudiziario. Loro hanno rifiutato gli accordi, disprezzando il rifiuto di una vita che hanno scelto e distruggendo i ponti col mondo e la cultura del Potere. Compagni che hanno disprezzato il dominio, le sue forme e meccanismi, lontani dalle troppe infamità fatte da alcuni, sono compagni che disprezzano ogni quota di potere o l’amministrazione di questa società di morte e cosi hanno fatto durante la loro continua offensiva.

Non saranno le prigioni della democrazia, i decenni di condanna, o le tonnellate di cemento con cui pretendono di seppellire i compagni che non si fermano un secondo o retrocedono un millimetro nel proseguimento della guerra sociale. Perché la prosecuzione della lotta contro il potere è un’attività reale e concreta.

Perché nulla finisce, assolutamente nulla è finito, tutto continua…

Disprezzo per i giudici, i procuratori, i carcerieri e la carogna giornalista: Amore in rivolta per Juan, Freddy e Marcelo

Solidarietà Insorta con i compagni del Caso Security!