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The Thing New York
Candida
d-i-n-a

La riscossa degli zerbini
  bune

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Ricordate i treni che trasportavano carri armati in Iraq? Trenitalia ha denunciato e costretto l'associazione Autistici/Inventati a mettere offline un sito che parodiava l'homepage delle Ferrovie dello Stato. Pubblichiamo il comunicato del disciolto collettivo di design z23, autori del sito di denuncia.


http://www.autistici.org/ai/trenitalia/

"Io affermo che il plagiarismo é il metodo artistico realmente attuale. Il plagio è il crimine artistico contro la proprietà."
Luther Blissett

L'esigenza di elaborare queste righe nasce dallo stupore e dall'amarezza suscitati dalla notizia della citazione in giudizio per Autistici/Inventati a causa del nostro lavoro, e dalle prime decisioni dei giudici, come prevedibile solerti difensori dell'immagine della compagnia ferroviaria italiana.

Premettiamo che nessuna persona legata ad Autistici/Inventati ha esercitato alcun ruolo né alcuna ingerenza nella creazione e nella gestione del sito in questione. Nemmeno conosciamo direttamente i gestori del servizio di hosting, ma ovviamente rinnoviamo a loro la nostra solidarietà. Mai avremmo pensato di scatenare un simile pandemonio con un lavoro del genere.

In quanto lavoratori della/nella rete, anni fa avevamo pensato di utilizzare le nostre minime esperienze per pubblicare una serie di lavori, per la maggior parte realizzati poi al di fuori del collettivo z23, di critica dell'esistente applicata alle attuali tecnologie della comunicazione. Ingerenze di vario genere ci hanno poi portato piuttosto rapidamente a separarci e a imboccare strade diverse, aree di movimento diverse e in alcuni casi a sbarazzarci delle macchine per qualcosa di più im-mediato.

Il detournement del sito di trenitalia è stato elaborato in una notte, in solidarietà alla campagna contro i treni della morte lanciata da alcune anime del movimento italiano nella primavera del 2003. E' un esercizio classico di plagiarismo, in cui sono state fatte affiorare verità evidentemente scomode all'azienda Trenitalia, i cui avvocati immaginiamo saranno impegnati nel dimostrare che quei vagoni pieni di bombe per la popolazione irachena, no, non possono essere chiamati treni della morte, ma sono solo normali convogli commerciali, che trasportano merce in posti lontani per conto di un cliente.
Sono ipocrisie palesi, le medesime che abbiamo sentito in questi anni sulle guerre imperialiste, guerre illegali perfino per le ridicole leggi "internazionali" cui dovrebbero sottostare Italia, Stati Uniti e compari guerrafondai, guerre illegali in cui Trenitalia, ribadiamo, ha avuto il ruolo di vettore di morte, corresponsabile con lo stato italiano che ora giudica colpevole chi ha permesso la pubblicazione di una satira,
mettendone in pericolo la stessa esistenza.

Il consiglio di amministrazione di Trenitalia, e a quanto pare similmente lo stato italiano, attraverso i suoi cani da guardia togati, intende la rete unicamente come luogo del profitto, spazio entro il quale difendere a colpi di citazioni la propria (misera, sempre più misera) reputazione e recintare perfino le parole, pretendendo di farle proprie, e di vietare che ai motori di ricerca si possano segnalare quelle che rischierebbero far emergere un briciolo di verità in più di quella fornita dai mezzi di comunicazione, controllati da chi le guerre decide sempre di farle.
Noi, che volenti o nolenti nella rete ci giriamo da quando è nata o poco dopo, sogniamo ancora che possa essere uno spazio del libero comunicare, e continueremo a farlo finchè esisteranno realtà come quella che ci ha ospitato, tessendo le nostre controreti, cercandoci spazi al di fuori delle mappe del controllo.

Il sospetto, fortissimo, è che si sia approfittato di questo minuscolo pretesto per cercare di mettere a tacere una realtà di movimento che lascia spazio alla libertà di espressione, quella stessa libertà tutelata a parole dalle costituzioni di tutti i paesi occidentali, ma nei fatti, ce ne accorgiamo ogni giorno, inesistente.
Se ne sono accorti certamente i lavoratori licenziati in tronco da Trenitalia per aver risposto alle domande di un reporter della Rai sulle condizioni di lavoro dei macchinisti, ce ne accorgiamo, nel nostro piccolo e senza vivere un dramma comparabile al loro, ma ugualmente angosciati, noi, ora,

in una fresca notte di fine estate 2004.

bune,
giò,
karl.


 
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